Saltano dunque gli incontri previsti sulla spending rewiev, ma rimane l’obiettivo dei tagli alla spesa pubblica. In finanziaria ci saranno meno tasse sul lavoro, afferma il premier. E sottolinea: lo stop della caduta del Pil non basta per ripartire. Allo studio anche un ulteriore taglio dell’Irap o del cuneo fiscale per le categorie non toccate dagli 80 euro.
Ma Stefano Fassina ritiene “impossibile sul piano politico” tagliare 15 o 20 mld di spesa. “Se si cercasse di farlo – dice – si aggraverebbe la condizione economica del Paese, oltre a intervenire in modo molto negativo su Welfare, spesa sociale, spesa per la Sanità e per la Scuola”.
Tuttavia il premier valuterà l’entità dei risparmi proposti e si deciderà se serviranno colloqui individuali con l’indicazione tassativa di un taglio del 3% per ogni ministero e ciò avverrà soltanto una volta che sarà arrivato il piano per i singoli ministeri.
Operazione difficile e per la quale la ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha già messo le mani avanti: “Spero che il Fondo sanitario nazionale non venga toccato perché siamo nel mezzo di una grande riforma, il Patto per la salute. Una volta messe a regime le iniziative previste dovrebbero darci diversi miliardi di euro da reinvestire ad esempio in nuove linee di ricerca, oltre per i farmaci innovativi. Se poi ci sarà una necessità reale dello Stato bisognerà affrontarla. Altra cosa sarà il contributo che il ministero dovrà dare, ma è un contributo diverso”.
E gli altri ministri, che diranno?