Le tanto attese linee guida anti Covid rivolte alle scuole, aggiornate solo lo scorso 5 agosto, a poco più di un mese dal rientro a scuola a settembre, sono state recentemente analizzate, dal punto di vista del linguaggio utilizzato, dall’Accademia della Crusca. L’istituzione ha praticamente bocciato in toto il modo in cui sono state comunicate le indicazioni.
Il giudizio dell’Accademia si legge nel comunicato del gruppo Incipit, costituito da Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Valeria Della Valle, Claudio Giovanardi, Claudio Marazzini, Alessio Petralli, Annamaria Testa, Jean Luc Egger n. 20, dedicato alla memoria di Luca Serianni.
Il contenuto delle “Indicazioni strategiche ad interim per la preparedness e readiness ai fini della mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico (a.s. 2022-2023)”, questo il titolo del documento, è stato criticato aspramente.
“Già il titolo di questo documento, con i termini tecnici preparedness e readiness, sconosciuti alla quasi totalità degli italiani e di non facile interpretazione anche ricorrendo a dizionari inglesi, uniti al latinismo burocratico ad interim (con probabile allusione al fatto che si tratta di norme provvisorie, suscettibili di modifica), mostra un atteggiamento assolutamente refrattario alla buona comunicazione (per tacere, inoltre, del pesante “burocratese” della frase ai fini della mitigazione delle infezioni da SARS-CoV-2 in ambito scolastico)”, si legge nel comunicato.
“Lo specialismo esagerato e immotivato, con conseguente ricorso a prestiti non adattati e a calchi approssimativi dall’inglese, non trova in questo caso alcuna giustificazione plausibile, e la critica deve essere netta e severa. Nel resto del documento ricorrono espressioni come setting scolastico, razionale nel significato inglese di rationale e non nel significato italiano, etichetta respiratoria per ‘igiene respiratoria’, e via dicendo. Inutile da parte nostra analizzare il documento, che ci pare pessimo nella veste linguistica oscura e farraginosa. Invitiamo i ministeri coinvolti semplicemente a usare la lingua italiana”, ha concluso l’Accademia, riflettendo sul lessico utilizzato nel documento e facendo notare che dovrebbe essere il più chiaro possibile in quanto non si tratta di “un documento interno per addetti ai lavori, ma un elenco di azioni che dovranno essere applicate in tutt’Italia da dirigenti scolastici e insegnanti”.
A questo punto viene da chiedersi se le parole ambigue utilizzate, così tanto disprezzate dall’Accademia, riflettano una certa incertezza da parte degli enti che hanno prodotto il documento e che hanno elaborato le indicazioni, da più parti bollate come “inutili” e troppo “generiche”.
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