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Indicazioni Nazionali e percorsi abilitanti per vincitrici del concorso: Valditara al Question Time – Rivedi la diretta

Oggi, mercoledì 2 aprile, alle 15, si è svolto il question time alla Camera dei Deputati. Presenti in aula i ministri Tajani, Foti e Valditara.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha risposto a interrogazioni sulle iniziative volte a tutelare le docenti vincitrici del concorso cosiddetto “Pnrr 1”, impossibilitate a frequentare i corsi di abilitazione all’insegnamento perché in congedo di maternità (Manes – Misto-Min.Ling.); sulle problematiche relative alle nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione, operative dall’anno scolastico 2026/2027, con particolare riferimento all’adozione dei libri di testo (Grippo – AZ-PER-RE); sulle iniziative volte a promuovere un proficuo rapporto tra scuola e mondo del lavoro, anche alla luce dell’esperienza del liceo tecnologico sperimentale nella Val Polcevera in provincia di Genova (Lupi – NM(N-C-U-I)M-CP).

Le domande del Question Time

Docenti vincitrici di concorso docenti Pnrr 1 impossibilitate a frequentare i corsi di abilitazione all’insegnamento

MANES. — Al Ministro dell’istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   per le assunzioni dei vincitori del concorso a cattedre nella scuola secondaria cosiddetto «Pnrr 1», effettuate a tempo determinato nell’anno scolastico 2024-2025 (come previsto dal decreto legislativo n. 59 del 2017), occorre, per la successiva conferma in ruolo dall’anno scolastico 2025-2026, l’apposita abilitazione all’insegnamento;

   gli aspiranti dovranno conseguire necessariamente la prescritta abilitazione all’insegnamento entro il 31 agosto 2025, previa la frequenza di appositi corsi abilitanti solo recentemente autorizzati dal Ministro dell’università con decreto ministeriale 24 febbraio 2025, n. 156. Tali corsi si svolgeranno nelle università italiane nel breve periodo compreso tra aprile e agosto 2025;

   i suddetti corsi universitari prevedono l’obbligo di frequenza obbligatorio, il cui mancato assolvimento pregiudica la possibilità di conseguire il titolo finale. I corsi, inoltre, comprendono anche l’attività di tirocinio diretto, il cui espletamento si configura come attività lavorativa cui non possono essere adibite le gestanti;

   è da rilevare che né il decreto legislativo n. 59 del 2017, né il decreto ministeriale n. 205 del 2023, né il decreto dipartimentale n. 2575 del 2023 prevedono alcuna possibilità di deroga alla scadenza del 31 agosto 2025, oltre il quale l’aspirante vincitore di concorso che non abbia conseguito l’abilitazione all’insegnamento perde il diritto alla conferma in ruolo;

   pertanto, a parere dell’interrogante, risulta grave ed imminente il rischio che corrono le lavoratrici aspiranti all’abilitazione e alla conferma in ruolo che si trovino in gestazione e, in particolare, nel periodo di astensione obbligatoria e/o anticipata di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001 –:

   quali iniziative intenda adottare per tutelare la particolare condizione delle vincitrici di concorso assunte a tempo determinato nel corrente anno scolastico che si trovano in gestazione e, quindi, nell’impossibilità di adempiere ai corsi per l’abilitazione all’insegnamento, tenuto conto anche del fatto che la normativa scolastica prevede appositi istituti di tutela per situazioni analoghe (come, per esempio, nel caso di gestazione durante l’anno iniziale di formazione e prova).
(3-01869)

La risposta di Valditara: “Richiamo la norma vigente. Il decreto legislativo 59/2017 prevede per i vincitori di concorso senza abilitazione l’assunzione a tempo determinato. Il decreto del Mur 156/2025 concernente l’attivazione dei percorsi abilitanti prevede che le Università possono consentire l’interruzione del percorso e la prosecuzione anche l’anno accademico successivo con salvaguardia della parte svolta in caso di comprovate esigenze. L’impossibilità di partecipazione ai percorsi abilitanti per le vincitrici di concorso non può pregiudicare l’assunzione in ruolo, che avverrà dall’anno scolastico successivo al completamento del percorso dopo il periodo di legittima sospensione al quale hanno diritto”.

Nuove Indicazioni Nazionali

   GRIPPO, BONETTI, BENZONI, D’ALESSIO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell’istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   l’11 marzo 2025 è stata pubblicata la bozza delle «Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025», operative dall’anno scolastico 2026/2027;

   il documento ha suscitato molti interrogativi tra il personale scolastico, sia rispetto al merito che al metodo. In primo luogo, malgrado la titolazione, le nuove indicazioni, più che «indicare», prescrivono, configurandosi come «programmi» veri e propri, densi di contenuti e metodologie vincolanti, imponendo un ritorno al modello antecedente al riconoscimento dell’autonomia scolastica. Quest’ultima, infatti, prevedrebbe che sia la comunità professionale di ciascuna scuola a elaborare il piano dell’offerta formativa e il curricolo di istituto, nel rispetto delle disposizioni stabilite dalle indicazioni nazionali e tenendo conto delle specificità culturali e sociali del contesto di riferimento;

   inoltre, il questionario di valutazione inviato alle scuole sta provocando potenziali conflitti ideologici perché non prevede pareri negativi e propone una triade di risposte seriali ai quesiti sull’impianto delle discipline, ma, soprattutto, perché l’intervallo di tempo concesso è talmente breve da non garantire il necessario approfondimento dei tanti temi trattati, vanificando anche gli effetti positivi dell’apertura di una casella email ad hoc per raccogliere suggerimenti. Tutto ciò non consente un dibattito consapevole e costruttivo, né l’elaborazione di osservazioni e proposte migliorative. I docenti e i dirigenti scolastici sembrano essere considerati meri esecutori di disposizioni insindacabili e unilaterali;

   le indicazioni, così dettagliate nei contenuti da trattare e nel prescrivere gli obiettivi didattici, vanno di fatto, da una parte, a ridurre significativamente la libertà di insegnamento dei docenti e l’autonomia didattica, organizzativa e di ricerca delle istituzioni scolastiche e, dall’altra, a definire ex ante la struttura e l’impianto culturale su cui le case editrici redigeranno i libri di testo, i quali non potranno non essere i binari su cui viaggeranno percorsi didattici standardizzati;

   se viene confermata l’entrata in vigore a settembre 2026 e se, come vuole una prassi anche normativamente consolidata, i libri di testo dovranno essere sottoposti alla valutazione dei docenti in tempo utile per l’eventuale adozione a maggio 2026, è evidente che dovranno andare in stampa entro febbraio 2026, lasciando ad autori e redattori tempi di lavorazione talmente ristretti da far dubitare dell’adeguatezza e della validità dei materiali prodotti –:

   se intenda estendere la finestra temporale di consultazione per garantire un percorso maggiormente condiviso ed efficace, nell’ambito di una più generale valutazione di rinvio dell’entrata in vigore delle nuove indicazioni all’anno scolastico 2027-2028, anche per concedere alle case editrici i tempi necessari a produrre materiali didattici di qualità.
(3-01870).

Ecco la risposta di Valditara: “La predisposizione delle nuove Indicazioni Nazionali ha seguito un percorso di ascolto. La Commissione scientifica ha tenuto oltre cento audizioni con associazioni e sindacati prendendo nota dei suggerimenti. La Commissione ha avviato nuove audizioni e sottoposto alle scuole un questionario. Non è vero che non è stata offerta possibilità di partecipazione, anzi sono state ampliate. Lo spazio per esprimersi è passato a 2mila caratteri attuali, di più rispetto al 2012, quando c’erano solo 250 caratteri. Fino al 10 aprile sarà attiva una casella di posta volta a raccogliere opinioni. La Commissione userà l’IA per individuare tendenze emergenti”.

“I tempi? Ci siamo confrontati con l’Associazione Italiana Editori: sono compatibili con la produzione di materiali didattici coerenti con le indicazioni, in tempo per l’adozione dall’anno scolastico 2026/2027. Negli ultimi decenni si sono affermate tendenze pedagogiche che hanno portato al decadimento di alcune conoscenze. Abbiamo voluto recuperare il senso della nostra identità per capire chi siamo e da dove veniamo. La definizione delle Indicazioni è prerogativa del Mim a cui spetta il compiti di fornire gli obiettivi generali, nel pieno rispetto dell’autonomia delle scuole, libere di articolare la didattica secondo il loro curricolo. Si tratta di un’azione seria lontana dalla tentazione di imposizione animata da una volontà: fornire le competenze e trasmettere i sapere per valorizzare i talenti di ognuno”.

Scuola e mondo del lavoro

   LUPI, CAVO, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CARFAGNA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro dell’istruzione e del merito — Per sapere – premesso che:

   in un’epoca segnata da trasformazioni rapide e profonde, il nostro Paese avverte più che mai la necessità di investire con visione e coraggio nell’educazione delle nuove generazioni;

   il rapporto «Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)» di Unioncamere ha segnalato che «la difficoltà di reperimento del personale riguardava il 26 per cento delle assunzioni nel 2019, prima della pandemia, mentre nel 2022 ha riguardato il 42 per cento delle assunzioni e nel 2023 tale quota ha superato il 45 per cento delle assunzioni», che corrisponde a circa 2,5 milioni di lavoratori;

   in questi anni l’impegno del Governo e della maggioranza si è profuso nella ricerca di una reale alleanza tra scuola e lavoro, con riforme e sperimentazioni che rappresentano un’occasione per riconoscere la dignità dell’educazione e favorire autentici laboratori di innovazione, sperimentazione e dialogo con le esigenze del Paese e dei suoi territori;

   la riforma dell’istruzione tecnico-professionale, approvata nel mese di luglio 2024, ha introdotto il modello della filiera del cosiddetto «4+2», con programmi fortemente innovativi per assicurare competenze teoriche e pratiche di qualità;

   il 26 febbraio 2025 il Ministro interrogato ha fornito dati aggiornati sulla filiera formativa tecnologico-professionale, dichiarando che nell’anno scolastico in corso il cosiddetto «4+2» ha visto iscriversi al primo anno quasi 6.300 studenti;

   il 22 ottobre 2024 è stato sottoscritto l’accordo di programma quadro per l’istituzione del distretto educativo dell’innovazione (Dedi) in Val Polcevera in provincia di Genova;

   il distretto citato è un progetto che mira a promuovere la cultura dell’innovazione all’interno delle istituzioni scolastiche del territorio ligure, tra cui il nuovo liceo statale tecnologico sperimentale nella Val Polcevera, candidato a diventare un esempio di eccellenza, che coniuga un solido approccio umanistico con un maggiore avvicinamento alle eccellenze tecnologiche del territorio –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere per realizzare un’alleanza virtuosa tra la scuola e il lavoro, anche esplicitando gli obiettivi delle ultime azioni intraprese come la nascita del liceo statale tecnologico sperimentale citato in premessa.

Ecco la risposta di Valditara: “Il Governo è impegnato nel formare una nuova generazione di giovani in grado di comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto e guidarle. Il liceo tecnologico sperimentale di Genova è un punto di riferimento per l’intero sistema educativo nazionale. La formazione umanistica del liceo viene arricchita da formazione all’avanguardia. Il nuovo liceo collaborerà con le realtà locali, promuovendo attività di orientamento volte a contrastare la dispersione scolastica a colmare il divario tra formazione e domanda dal mondo del lavoro. Sarà sempre fondamentale una comunanza di visione tra enti locali e Ministero”.

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Redazione

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