Home Attualità Indicazioni nazionali: le associazioni professionali criticano l’impianto del testo della Commissione e...

Indicazioni nazionali: le associazioni professionali criticano l’impianto del testo della Commissione e chiedono più tempo per potersi esprimere

CONDIVIDI

Breaking News

April 24, 2025

  • Funerali Papa Francesco, scuole chiuse a Roma. Nel resto d’Italia minuto di silenzio il 26 aprile o al rientro dalle vacanze 
  • Elezioni Rsu scuola 2025, risultati parziali: Flc Cgil si conferma sindacato più votato, le ultime notizie 
  • Maestra su Onlyfans licenziata, boom di followers. L’annuncio: “Farò ricorso. Le mie colleghe? Neanche un messaggio” 
  • Rocco Hunt, la sua ex scuola gli dedica un murale e lui la visita. I suoi docenti: “Vivace ma poco interessato allo studio” 

Con un documento diramato in queste ore, diverse associazioni professionali del mondo della scuola esprimono preoccupazione per la revisione delle Indicazioni nazionali, in particolare per le modalità con cui si sta conducendo il processo di ascolto e partecipazione.
In relazione alla convocazione prevista per il 21 marzo, le associazioni firmatarie (ANDIS, CIDI, Legambiente Scuola e Formazione, MCE, Proteo Fare Sapere) segnalano di essere state audite una sola volta, per pochi minuti, nella fase iniziale di giugno 2024.
Ora, nella nuova fase di ascolto, viene chiesto loro di fornire un breve contributo scritto di 8.000 caratteri su un testo di 154 pagine, un approccio che appare insufficiente rispetto alla complessità del tema e alla necessità di un dibattito approfondito e partecipato.
Le associazioni denunciano inoltre le criticità del nuovo documento, che sembra abbandonare il paradigma culturale della complessità e il modello democratico, laico e critico della scuola, per orientarsi verso una visione chiusa e dogmatica. Questo approccio enfatizza l’occidentalismo e un concetto di identità nazionale che rischia di trascurare lo sviluppo dello spirito critico e l’importanza dell’uso delle fonti nella costruzione della conoscenza storica.
Un’altra questione centrale riguarda l’eccessiva regolamentazione metodologica e didattica, che potrebbe ridurre pesantemente la libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione e limitare in modo significativo la stessa autonomia scolastica.
La rigidità nella strutturazione dei contenuti disciplinari sembra riportare la scuola a un modello basato sui programmi predefiniti, penalizzando l’innovazione didattica e la cooperazione tra docenti.
Le associazioni, al contrario, sottolineano l’importanza di una scuola aperta, orientata alla ricerca e al pensiero critico, in cui la progettazione didattica permetta di costruire connessioni tra i saperi disciplinari e di sviluppare strumenti culturali essenziali per interpretare la realtà.
Di fronte a queste problematiche, le associazioni chiedono che siano garantiti tempi adeguati per un confronto autentico con la comunità scolastica e che le audizioni previste siano rinviate per consentire un dibattito più ampio e partecipato.