Regioni ed Enti Locali promuovono a pieni voti (o quasi) i documenti della “Commissione Ceruti”; proprio nei giorni scorsi, infatti, l’Anci (Associazione del Comuni italiani) ha reso noto un ampio contributo sottoscritto da Regioni, province autonome, Anci stesso e Upi (Unione Province Italiane) che si apre con una affermazione di inequivocabile apprezzamento: “Si ritiene opportuno prima di tutto esprimere una sostanziale condivisione sui documenti presentati, che sembrano indirizzare la scuola alla formazione di competenze per affrontare la complessità del pensiero moderno”.
In controtendenza con quanto fin qui dichiarato da diverse organizzazioni sindacali e da molte associazioni professionali, Regioni, Province e Comuni sottolineano anche di “condividere le modalità di ascolto messe in atto dal Ministro e il metodo del dialogo con i soggetti che hanno una responsabilità nel definire gli aspetti di qualità del sistema scolastico”.
Insomma, mentre la scuola reale ha accolto con freddezza (o addirittura in modo molto critico) i documenti ministeriali, il mondo politico incomincia a “fare quadrato” intorno al Ministro e a dare segnali di voler sostenere l’operazione anche in Parlamento (non è chiaro però in questo momento a quali passaggi istituzionali stia pensando Fioroni).
Non mancano, nel documento delle Regioni e degli Enti locali, le osservazioni e i suggerimenti che però non intaccano il giudizio complessivamente positivo sull’opera del Ministro.
La sottolineatura più importante riguarda la richiesta di “integrare i due documenti con un riferimento al sistema policentrico delle responsabilità istituzionali in materia di istruzione e formazione, derivato dalle modifiche apportate dalla riforma costituzionale, che definisce un nuova distribuzione delle competenze tra Stato”.
C’è pieno accordo sull’impianto normativo e soprattutto sul fatto che l’attuazione dei documenti debba definire alcuni aspetti prescrittivi, come per esempio la definizione a livello centrale degli obiettivi generali del processo formativo, degli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni, delle discipline e delle attività che costituiscono la quota nazionale dei curricoli insieme al relativo monte ore annuale.
Deve essere anche prescrittivo, secondo le autonomie locali, “che sia garantito il coordinamento didattico nel gruppo docente, sia assicurata una funzione di accompagnamento e di orientamento nei confronti di ciascun alunno e venga curato un rapporto costante e non burocratizzato con le famiglie….”.
Sul piano culturale le osservazioni più significative riguardano da un lato la necessità di “concretizzare l’approccio pluri, multi, interdisciplinare, dando un nuovo senso alla valorizzazione degli ambiti e delle discipline” e dall’altro di pervenire ad “una più chiara esplicitazione del concetto di competenza” che, secondo Regioni e Comuni “risultava chiarissimo nel documento De Mauro”.
Infine si suggerisce anche di non dimentica che “l’intero progetto educativo dovrà essere ripensato alla luce delle nuove disposizioni sull’obbligo scolastico”.
Dopo le stroncature dell’ADI, le forti perplessità del Cidi, i cauti commenti dei sindacati confederali e le critiche generali per non aver coinvolto già in fase di stesura insegnanti e operatori scolastici, l’apprezzamento manifestato da Regioni, Province e Comuni dovrebbe servire da conforto per il Ministro Fioroni che può iniziare a guardare con una certa tranquillità al passaggio parlamentare.