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Indicazioni nazionali primo ciclo, si torna agli aneddoti della ‘storiella’ come Muzio Scevola e addio al metodo: Fracassi (Flc-Cgil) dice no

Non convince la bozza delle Indicazioni nazionali per il curricolo di scuola dell’infanzia e primo ciclo d’istruzione: dal testo proposto alcuni giorni fa, si evince che la Commissione che l’ha redatto ha eluso il parere dei docenti che dovrebbero praticare le linee guida, per quanto riguarda la Storia c’è un eccessivo ritorno al passato, di cura degli aneddoti e del talento dell’individuo, quando sarebbe stato molto più opportuno concentrarsi sulla scuola che non abbandona alcun alunno oltre che sullo studio del metodo storico che rimane fondamentale per comprendere il mondo e ciò che è falso. Le critiche alle linee guida del primo ciclo scolastico sono state espresse da Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil: ai microfoni della ‘Tecnica della Scuola’, le leader del sindacato Confederale ha sottolineato che per la stesura del testo non sarebbero stati coinvolti sindacati e associazioni professionali.

“Nella premessa c’è scritto che sono stati ascoltati i sindacati: è falso e neppure le associazioni professionali sono state coinvolte lo trovo abbastanza singolare”, dice Fracassi, che poi aggiunge: “più che indicazioni nazionali le possiamo chiamare un ritorno al passato, alla scuola nostalgica, forse a quella che ha frequentato il ministro Valditara; sulla Storia si ritorna alla narrazione e alla storiografia. Crediamo che ci siano molte cose da cambiare: più che Storia, mi pare che siamo il ritorno alla ‘storiella’, perché storia si cancella la possibilità di studiare il metodo storico cosa che sarebbe molto importante in una fase come questa dove già la differenza tra verità e tra vero e falso è piuttosto complicata da decodificare”.

Secondo Fracassi, si torna all’aneddotica, a Muzio Scevola: forse anche tu l’hai studiato alla scuola primaria”, come me: “ho scoperto solo molti anni dopo che quell’appunto era un aneddoto” e “penso che questo non serva. Bisogna piuttosto aprire un dibattito, una discussione, con i veri protagonisti che peraltro sono poco rappresentati anche nel gruppo di lavoro: ci sono gran professoroni universitari, tanti pedagogisti, ma pochissimi docenti, per esempio docenti di scuola primaria di scuola dell’infanzia”.


La numero uno della Flc-Cgil sostiene che “c’è una impostazione generale delle indicazioni nazionali poco convincente, perché il tema a nostro parere non è quello diciamo così del modello antiquato: il nostro riferimento dovrebbe essere quello alla luce delle tante sfide, a partire appunto dalla digitalizzazione”.

E ancora: “c’è un grande stress nei contenuti, su questa idea della persona intesa come appunto persona che ha talento e quindi sviluppo della potenzialità individuale, non invece sull’idea di una scuola che emancipa l’individuo cioè che dà la possibilità a tutti e a tutte di poter andare avanti”.

“Io credo – continua Fracassi – che questo sia anche un tema alla luce delle grandi disuguaglianze, dell’ascensore sociale che si è che si è affermato in questo Paese: non siamo affatto convinti che questa sia la strada giusta da imboccare”.

La richiesta del sindacato Confederale “è che si parli con chi la storia, la matematica, la lingua italiana l’inglese lo conosce, cioè col personale docente della scuola primaria, con gli insegnanti della scuola dell’infanzia e con gli insegnanti della secondaria di primo grado. Noi chiediamo questo: che si apra un dibattito vero”, conclude la segretaria generale.

Alessandro Giuliani

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