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Indicazioni Nazionali: secondo gli storici della Società italiana di didattica della storia sono del tutto irricevibili

La Società Italiana di Didattica della Storia (SIDidaSt) si unisce alle numerose voci di dissenso provenienti da società storiche, associazioni professionali e altre organizzazioni disciplinari e didattiche contro la recente bozza delle Indicazioni nazionali per l’insegnamento della storia. Le critiche riguardano sia il metodo adottato nella stesura del documento sia il suo contenuto, che sembra allontanarsi da un approccio scientifico alla storia per privilegiare una narrazione mitologizzata.
Tra le problematiche principali sollevate, spicca la sostituzione della storia come disciplina critica con un racconto nazionale di impronta ottocentesca.
Il documento – sottolineano gli storici della associazione presieduta da Antonio Brusa – sembra proporre una visione della storia italiana che enfatizza un passato glorioso e un Risorgimento eroico, escludendo importanti sviluppi storiografici recenti, come la storia ambientale, post-coloniale, di genere e globale.
Questo approccio rischia di trasformare l’insegnamento della storia in uno strumento di costruzione dell’identità nazionale piuttosto che in un mezzo per sviluppare il pensiero critico degli studenti.
La SIDidaSt sottolinea inoltre che la bozza promuove una didattica obsoleta, basata esclusivamente su lezioni frontali e manuali scolastici, senza considerare i progressi nella didattica della storia, come l’uso di fonti documentarie, tecnologie digitali e contenuti multimediali.
Gli esperti della Commissione Perla sminuirebbero il valore di questi strumenti, affermando che non possono favorire un pensiero critico profondo. Questo atteggiamento ignora il ricco patrimonio di metodologie didattiche sviluppate a livello internazionale.
Un altro aspetto preoccupante riguarda la narrazione moralistica proposta dal documento, che invita gli insegnanti a coinvolgere emotivamente gli studenti attraverso aneddoti esemplari, come il sacrificio di Muzio Scevola o l’apologo di Menenio Agrippa. Tale approccio rischia di creare un forte anacronismo e di distorcere la comprensione storica.
Vengono anche evidenziate gravi lacune nei contenuti, con errori e imprecisioni che tradiscono una visione stereotipata della storia italiana. Tra questi, la descrizione del Mediterraneo unificato da Alessandro Magno, la presenza di definizioni non scientifiche come “la comparsa dell’uomo”, e interpretazioni azzardate come la rappresentazione dei Longobardi come anticipatori del Risorgimento.
Anche la selezione degli eventi appare limitata e arbitraria: sebbene nelle premesse si affermi che la storia serva a comprendere il presente, il documento termina con Mani Pulite, escludendo gli ultimi trent’anni di storia italiana.
Nonostante le numerose critiche emerse nel dibattito pubblico, la Commissione che ha redatto il documento ha scelto di ignorarle, mantenendo inalterata la propria impostazione. Il coordinatore della Commissione, Ernesto Galli della Loggia, ha anzi apertamente rivendicato il carattere ideologico del lavoro svolto.

Per questi motivi, la SIDidaSt considera la bozza delle Indicazioni nazionali inaccettabile e invita a una revisione che tenga conto delle moderne acquisizioni storiografiche e didattiche, al fine di garantire un insegnamento della storia realmente formativo e critico.

Reginaldo Palermo

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