Il 18 giugno scorso la Commissione di studio incaricata dal ministro Valditara di elaborare e formulare proposte finalizzate alla eventuale revisione delle Indicazioni nazionali e delle Linee guida relative al primo e secondo ciclo di istruzione, ha incontrato organizzazioni sindacali e associazioni professionali. In tale occasione, segreteria nazionale CISL Scuola e associazione IRSEF IRFED hanno consegnato alla Commissione il seguente documento, elaborato congiuntamente.
È un nostro fermo convincimento che su temi come l’istruzione e la formazione, da considerare come bene comune che appartiene all’intero Paese, e non alle maggioranze che pro tempore si avvicendano alla sua guida, vi sia la necessità di agire quanto più possibile all’interno di una visione globale, di lungo respiro e ampiamente condivisa. Occorre evitare che la scuola, come purtroppo spesso avvenuto, sia terreno di esasperato conflitto ideologico e politico, mentre andrebbe assunta sempre e da tutti come una priorità su cui far convergere gli interessi dell’intera comunità nazionale.
Ciò vale in modo particolare per le Indicazioni nazionali, la cui finalità è di offrire un quadro di riferimento comune a livello nazionale, affinché siano offerte a tutti gli studenti le stesse opportunità di apprendimento. Spetta poi all’autonomia scolastica leggere e coniugare i bisogni emergenti con attenzione al territorio, alle famiglie, al contesto sociale e produttivo in cui operano. Le Indicazioni nazionali hanno infatti il compito di tenere insieme il Paese, di fornire una cornice entro cui l’autonomia scolastica diventi “garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale” che “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento” (art. 1 comma 2 DPR 275/1999). In altre parole, le Indicazioni non devono definire le metodologie bensì gli obiettivi, come indicato dall’art. 8 del DPR 275/1999: al Ministro spetta il compito di indicare “gli obiettivi generali del processo formativo e gli obiettivi specifici di apprendimento relativi alle competenze degli alunni”, mentre “le istituzioni scolastiche determinano, nel Piano dell’offerta formativa il curricolo obbligatorio per i propri alunni”. In tal modo le scuole declinano le Indicazioni nazionali, dialogando con il proprio territorio di riferimento, individuando metodologie e approcci che conducano gli studenti al successo formativo, tenendo sempre fermo l’orizzonte degli obiettivi forniti dalle Indicazioni.
Le Indicazioni dovrebbero essere molto strette e solide nei traguardi comuni di riferimento, a garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale, mentre possono essere molto aperte e libere nelle metodologie, offrendo una base comune di riferimento a livello nazionale la cui realizzazione è affidata all’autonomia delle istituzioni scolastiche e della didattica.
Le indicazioni nazionali non nascono come documento impermeabile a verifiche e revisioni: è anzi lo stesso Regolamento che formalmente le adotta, il decreto ministeriale 16.11.2012, n. 254, a individuare nel Comitato scientifico nazionale di cui all’art. 3 lo strumento volto non soltanto a curarne e favorirne l’attuazione, ma anche a “indirizzare, sostenere e valorizzare le iniziative di formazione e di ricerca per aumentare l’efficacia dell’insegnamento in coerenza con le finalità e i traguardi previsti”. Vengono in tal modo poste le premesse per eventuali implementazioni, fondate su un costante e sistematico monitoraggio delle Indicazioni, che portarono infatti a un’importante integrazione nel 2018, raccolta nel documento Indicazioni nazionali e nuovi scenari.
Per quanto ci riguarda, riteniamo che le attuali Indicazioni, varate a coronamento di un lavoro meticoloso e ampiamente partecipato, fondato su basi metodologiche solide, condiviso con tutti gli interlocutori interessati, e in quanto tali fatte proprie dalle istituzioni scolastiche autonome nel loro impegno costante per darne efficace attuazione, rappresentino ancora oggi un documento apprezzato e pedagogicamente attuale. Ciò vale soprattutto per la Premessa, le cui parole chiave (persona, cittadinanza, comunità, mondo) definiscono precisi punti di orientamento che i processi di evoluzione e cambiamento sociale intervenuti a livello globale rendono di attualità ancor più stringente, tant’è che il loro limite più evidente è quello di essere assunte come esplicito riferimento solo per il primo ciclo di istruzione mentre potrebbero essere fondative anche per il secondo ciclo, fornendo così uno sfondo unitario, pedagogicamente ancorato ai grandi principi che il testo richiama: la centralità della persona, considerata in tutte le sue dimensioni; l’idea di cittadinanza attiva, inclusiva, polidimensionale; la scuola intesa come comunità educativa accogliente e strettamente collegata alla comunità sociale; una didattica che aiuti gli studenti ad “apprendere e a stare al mondo”, un mondo caratterizzato da complessità, imprevedibilità, rapidità dei cambiamenti, multiculturalità, interdipendenza; un ambiente di apprendimento favorevole allo sviluppo di un pensiero critico, capace di pensiero complesso, e di un comportamento prosociale, sensibile ai problemi e motivato ad assumersi le responsabilità che essere cittadino oggi richiede. L’ idea di cittadinanza, e di italianità, delineata dalle indicazioni nazionali appare profondamente attuale, fondata sulla consapevolezza che sempre più si debba formare la capacità di essere, contemporaneamente, cittadini italiani, cittadini europei e cittadini del mondo. “Una cittadinanza che certo permane coesa e vincolata ai valori fondanti della tradizione nazionale, ma che può essere alimentata da una varietà di espressioni ed esperienze personali molto più ricca che in passato”, nella realtà multiculturale in cui oggi viviamo, facendo della diversità non un ostacolo, ma una grande risorsa di cui disporre.
Quella delineata nelle Indicazioni è un’idea di scuola culturalmente e pedagogicamente significativa, rispondente al contesto della società del XXI secolo. È assolutamente da preservare un impianto ideale e valoriale basato su principi della nostra Costituzione e su quelli dell’intercultura, dell’inclusione, di una visione della vita e dello sviluppo umano in termini di globalità, principi alla base anche della Raccomandazione europea sulle competenze-chiave per l’apprendimento permanente alla quale fanno riferimento.
Come è sempre stato per tutti i programmi scolastici, le Indicazioni sono espressione non soltanto del tempo e dei valori in cui sono state emanate, ma soprattutto di “come” e di “quanto” si sono inverate nella progettualità delle scuole, rappresentando una equilibrata e particolareggiata trama di assunti pedagogici, finalità, obiettivi e traguardi finalizzata a garantire, pur nel rispetto dell’autonomia, l’uguaglianza e l’equità del servizio scolastico. Fondamentale, allora, va ritenuta la necessità di valorizzare il protagonismo delle scuole, coinvolgendole e sostenendole nel processo di implementazione delle Indicazioni, di monitoraggio e di proposta di eventuali integrazioni o aggiornamenti, nell’ottica di favorire processi di innovazione costante in relazione diretta col lavoro dei docenti, evitando che questi siano costretti a confrontarsi continuamente con direttive “calate dall’alto”. Lo stesso processo di revisione di cui si ipotizza l’avvio potrebbe più opportunamente essere preceduto dall’apertura di “cantieri di sperimentazione” sui punti su cui si ritiene emergano criticità o esigenze di assestamento.
Al riguardo, e prima di offrire comunque un contributo di merito rispetto a quanto richiesto nella lettera di convocazione, non si può non rilevare i limiti di una proposizione in termini troppo generici, col rischio di rendere dispersivo e poco produttivo il confronto, mancando punti essenziali di riferimento che solo una proposta definita in termini aperti ed espliciti dalla Commissione potrebbe fornire. Si ritiene ineludibile, come premessa a un confronto proficuo e suscettibile di sviluppi costruttivi, poter fare riferimento a una proposta quanto più possibile puntuale, dalla quale si possano evincere chiaramente, senza dover fare riferimento a indiscrezioni più o meno plausibili riportate da organi di informazione, gli interventi di cui il Ministro ravvisa la necessità e per i quali ha ritenuto di nominare una Commissione di lavoro.
Ciò premesso, uno degli obiettivi cui tendere dovrebbe essere una essenzializzazione dei contenuti, operazione che deve essere compiuta dal Ministero e non lasciata, come di fatto ora avviene, all’iniziativa delle scuole e degli insegnanti, in questo caso “appesantiti” da contenuti assai estesi che non riescono ad affrontare con il tempo a disposizione.
Vi sono documenti e norme che hanno visto luce successivamente al varo delle Indicazioni. A titolo esemplificativo: la rivisitazione delle competenze chiave per l’apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione UE del 2018, che sarebbe opportuno considerare lo sfondo integratore di riferimento a cui le diverse discipline ed epistemologie devono tendere per una formazione integrale e armonica della persona; gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU; la legge 92/2019 per l’insegnamento trasversale dell’educazione civica; il PNRR, con gli investimenti e, di fatto, gli sviluppi che si manterranno negli anni sulle discipline STEM; la transizione ecologica; la transizione digitale.
Uno dei temi di maggiore attualità e importanza, che non può non essere oggetto di attenzione pedagogica, è quello dell’Intelligenza Artificiale. Si tratta, forse, della più grande sfida del nostro tempo. È tuttavia da chiedersi se non sia preferibile, prima di aprire da subito uno spazio di riflessione dedicato al tema nell’ambito di una integrazione delle Indicazioni, avviare percorsi di ricerca/azione, in via sperimentale, coinvolgendo e sostenendo gli insegnanti in un ruolo di attivo protagonismo e attingendo dal concreto della loro esperienza elementi preziosi di supporto al ragionamento. Si tratta di un metodo, già sperimentato in precedenti occasioni, che costituisce senz’altro una buona modalità per affrontare percorsi di innovazione in modo non astrattamente accademico, favorendo partecipazione, aggiornamento e formazione del personale.
Quanto al tema del rapporto tra formazione scolastica e formazione di competenze per il lavoro, oltre a quelle di base emergere oggi la richiesta di solide competenze trasversali (per la vita, per il lavoro, per l’apprendimento): al riguardo non mancano oggi framework di riferimento, solide ricerche e copiosa letteratura. Tuttavia, non tocca alle Indicazioni fornire specifici “contenuti e pratiche”, bensì un quadro di riferimento che metta le scuole in condizione di riconoscersi dentro un disegno comune, rispetto al quale poter metter in atto le migliori pratiche con i migliori contenuti, coerenti con il proprio contesto.
Infine, si ritiene importante tenere presente che le Indicazioni nazionali sono il perno di un sistema educativo molto articolato, riguardante l’intero universo che va dalla prima infanzia alla scuola secondaria di primo grado. Molto recentemente sono stati prodotti alcuni documenti di grande rilievo, strettamente collegati alle Indicazioni 2012: le Linee pedagogiche per il sistema integrato zero sei (2021); gli Orientamenti nazionali per i servizi educativi per l’infanzia (2022); gli Orientamenti interculturali (2022). Occorre essere consapevoli che rimettere in discussione il “cuore pedagogico” delle Indicazioni comporta inevitabili conseguenze sugli equilibri e la sostenibilità di un sistema a forte coerenza interna, che delinea attualmente un orizzonte pedagogico unitario rispetto al quale valgono le raccomandazioni fatte in apertura delle presenti note.
Roma, 18 giugno 2024
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