E tocca il tema delle “baronie” nelle università italiane, cioè dei docenti che riescono a tramandarsi posti e potere e che trattano gli studenti come fossero propri “vassalli”.
“I giovani medici, in particolare – rivela Carrozza – sono esasperati. Il settore della Medicina è quello in cui ricevo più proteste, anche se la mia è solo un’impressione, non parlo sulla base di dati. Nelle facoltà di Matematica, per esempio, non ci sono lamentele. Ci sono settori in cui essere o non essere professore in quella materia può cambiare la vita in termini di salari e quindi a maggior ragione devono esserci concorsi trasparenti”.
La ministra vede l’unica strada accessibile nella istituzione di commissioni nazionali, “uno dei problemi dei concorsi è il livello di responsabilità: tanto più sono intermediati, e non si risponde a nessuno, tanto più si opera con superficialità. Penso di chiamare i presidenti dei corsi di laurea in Medicina e i rettori delle più grandi università di Medicina per avere una risposta: hanno ceduto al ministero questa responsabilità come se fosse una questione di tipo amministrativo-burocratico, ma questo non è un problema del ministro, il mondo dei medici deve dare indicazioni su come si formano i medici”.
Inoltre, “l’università va fatta per trovare lavoro e in questo deve fare un salto di qualità, l’università e la scuola sono mezzi per l’istruzione e per provvedere a se stessi e alla famiglia. Questo non significa farsi dettare da Confindustria il programma, ma il dialogo col mondo del lavoro serve, è fondamentale. Occorre che ci sia un patto tra chi si iscrive all’università e gli atenei stessi, i programmi universitari devono essere connessi con il mondo del lavoro”. Nel mondo della scuola, “il percorso per accedere all’insegnamento dovrà avere come primo pilastro la formazione, poi ci dovrà essere una pista unica che porta al concorso”.
Naturalmente ci sono anche le “graduatorie ad esaurimento” perché vanno tenuti presenti i diritti acquisiti. Per Carrozza, è fondamentale, per una buona formazione, che si studi “bene una lingua straniera, tento che vorrei che non si doppiassero più i programmi in tv”.
“Il percorso per accedere all’insegnamento dovrà avere come primo pilastro la formazione, poi ci dovrà essere una pista unica che porta al concorso”. Ha continuato la ministra, che, però, ha assicurato di tenere ben presenti anche le graduatorie a esaurimento.
E sui tirocini formativi (Tfa) ha aggiunto: “È importante stabilire prima il numero di professori di cui abbiamo bisogno, per non formarne di più che poi non possono entrare in ruolo. Ho trovato stratificazioni di normative, ma ho capito anche che sono state illuse molte persone che si ritrovano un titolo che non possono spendere”.
Il suo auspicio è che ci sa una tv con “meno programmi doppiati”, anzi con tutti i programmi in lingua originale, in modo che i ragazzi italiani possano apprendere bene una seconda lingua, in particolare l’inglese.
La ministra vede poi i giovani di oggi “disorientati e angosciati. La dispersione scolastica ne è una dimostrazione. L’elevato numero di fuori corso negli atenei significa che non sappiamo orientarli e assisterli, c’è sfiducia nella politica, con una banalizzazione nel rapporto tra politica e cittadini come quando vengono contate quante sono le auto blu che, è evidente, non sono il problema vero della politica italiana”. “Abbiamo bisogno di giovani che abbiano una mentalità nuova la politica deve essere di servizio, non pensando di fare carriera ma volendo dare; abbiamo bisogno di onestà intellettuale”.
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