Categorie: Attualità

Industria 4.0 e formazione: il connubio si può fare

Si sente parlare sempre più spesso di “Industria 4.0”, detta anche quarta rivoluzione industriale: un processo che ha origine 250 anni fa.

La storia industriale ha avuto inizio nel 1780, con la prima rivoluzione (Industria 1.0), quando si introdusse lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore utilizzati per meccanizzare la produzione.

La seconda rivoluzione, partita nel 1870, è stata introdotta principalmente da Henry Ford , ha dato il via alla produzione di massa attraverso l’uso dell’energia elettrica,l’avvento del motore a scoppio e l’aumento dell’utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica;

La terza fase è stata avviata nel 1970, con l’avvento dell’informatica: conosciuta più in generale come la rivoluzione digitale ha aumentato i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell’Information Tecnology  fino ad arrivare all’ Industria 4.0. (l’espressione è stata usata per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011 in Germania), caratterizzata dall’internet of thinks o internet delle cose (IoT) , dai processi di produzione su scala globale dove macchine intelligenti sono in grado di sostituirsi in tutto o in parte all’uomo in alcune attività.

L’ondata di innovazioni tecnologiche, sensori intelligenti e connessi tra di loro, ha permesso dunque di trasformare il concetto di industria, grazie ad un approccio completamente nuovo alla produzione.

Queste piccole macchine intelligenti permettono oggi, ad esempio, il monitoraggio di vari processi fornendo informazioni utili in grado di anticipare i problemi, evitando cosi sprechi di risorse e di tempo.

Ma la rivoluzione dell’industria 4.0 è anche il passaggio dall’analogico al digitale, le grandi catene di montaggio con i piccoli laboratori specializzati, le rigide organizzazioni gerarchiche con quelle flessibili e decentralizzate.

Le nuove tecnologie hanno impatto su più ambiti. Il primo è legato all’utilizzo dei dati raccolti da diverse fonti tramite sistemi diversi tra cui anche i sensori, la banda larga utilizzata per la raccolta degli stessi, nonché la potenza di calcolo per la post elaborazione.

Il secondo ambito è legato al valore che sono on grado di dare i dati elaborati .

Il terzo è l’interazione tra uomo e macchina, l’utilizzo delle interfacce touch e della realtà aumentata, la quarta direzione vede protagonisti, la robotica, le stampe 3D, le interazioni machine to machine, delle soluzioni Cloud.

 

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Se però la tecnologia è matura ed in grado di supportare questa nuova rivoluzione industriale, la stessa diverrà tale solo nella misura in cui le aziende riusciranno ad appropriarsi delle competenze necessarie per pilotare il cambiamento: sarà fondamentale acquisire le competenze necessarie ed indispensabili per non farsi travolgere da questo cambiamento. Le competenze andranno aggiornate costantemente avviando corsi di riconversione laddove necessario.

L’economia delle idee dovrà partire dalla formazione scolastica , preparando gli studenti di oggi per farli diventare specialisti dell’innovazione nelle imprese, in grado di portare nuove iniziative sfruttando al massimo questa occasione storica.

A differenza delle rivoluzioni industriali precedenti, che hanno impiegato decenni a modificare gli assetti nel mercato del lavoro, l’Industria 4.0 avrà un impatto rapidissimo.

Da uno studio recente della World Economic Forum di Davos è emerso che delle competenze necessarie nel 2020 , oggi ne sono presenti solo un terzo.

Soluzioni? Per chi ha risposto al sondaggio della WEF se ne esce in tre modi: formando i lavoratori attuali, attraendo lavoratori dall’estero e collaborando con le istituzioni, a partire dalle scuole.

Il punto fondamentale quindi è la mancanza di aggiornamento nelle scuole e nelle Università e la mancanza di una stretta relazione tra queste e le imprese.

Nella direzione di creare una forte sinergia tra Imprese e studenti vanno le iniziative di Academy di alcune aziende internazionali come Apple e Cisco.

La strada è avviata. Non resta che continuare in questo modo, con la speranza che anche altre aziende italiane avviino piani formativi 4.0.

 

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Dino Galuppi

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