La riforma della scuola d’infanzia sarebbe in dirittura d’arrivo: il Governo ha anche garantito la copertura economica.
A dirlo, visitando l’8 settembre Reggio Children, a Reggio Emilia, è stato il presidente del consiglio Matteo Renzi: “nelle deleghe attuative sulla legge della buona c’è la delega sulla fascia 0-6 anni che ha come modello proprio Reggio Children: oggi c’è lo stanziamento, su questo tema il governo nelle prossime settimane investirà per l’accelerazione decisiva, ci siamo, ci sono le risorse”, ha assicurato il premier.
Che poi ha aggiunto: “Fossero tutte così le scuole italiane”. Non lo sono, dovranno avvicinarsi a esserlo, sapendo che l’ eccellenza non si raggiunge mai tutti insieme. Il futuro dell’ Italia passa dalla capacità non di riforme di mercato del lavoro o legge elettorale, ma di dare a tutti i bambini il diritto di fare cose difficili, come c’è scritto all’ingresso del centro Malaguzzi, dare a ognuno la possibilità di provarci”.
Ma cosa porterà legge delega? Prima di tutto, è prevista una maggiore omogeneità e continuità del periodo precedente alla scuola primaria, che parte subito dopo la nascita e arriva a sei anni. La riforma garantirà maggiori possibilità di accesso, soprattutto nel periodo del nido, in alcune zone del Paese, prevalentemente al Meridione, dove ad usufruire delle strutture sono una minima parte dei bambini (in alcuni casi meno del 10%, contro il 40% indicato dell’Ue).
L’ampliamento dei servizi, porterà però anche un incremento di posti di maestra della scuola dell’infanzia pubblica (da non confondere con i servizi comunali, che nei grandi centri rappresentano oltre la metà delle strutture). Si sta realizzando, in pratica, proprio quello che attendevano le tante migliaia di docenti precari, quasi tutte donne, rimaste nelle GaE anche dopo la Buona Scuola (che a dire il vero non aveva previsto assunzioni per l’infanzia proprio in vista della riforma): all’attuale ritmo, anche dopo il piano di assunzione di questi giorni (prima riservato alle vincitrici del concorso 2012 ed ora allargato, per meno della metà dei posti, alle maestre delle graduatorie ad esaurimento), rimarrebbero in lista di attesa chissà ancora per quanti anni.
La “sterzata” conseguente all’approvazione della legge delega, con posti aggiuntivi in arrivo, potrebbe così concretizzare proprio quello che ci voleva per svuotare le GaE. Pure in tempi relativamente brevi.
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