Categorie: Personale

Inflazione in crescita costante e busta paga in “stoppata” allarmante

Cresce inarrestabile l’inflazione, il tasso inflattivo di giugno è del 3,3% con un aumento tendenziale mensile dei prezzi del 0,2%. Corre l’inflazione e rincara il carrello della spesa, infatti gli alimenti acquistati con più frequenza e quindi considerabili di prima necessità, sono rincarati del 4,4% annuo. L’Istat comunica che l’inflazione acquisita per il 2012 sale al 2,8%. Mentre l’inflazione cresce la busta paga degli insegnanti tutti, meritevoli e non, è irrimediabilmente ferma da quasi tre anni.
E’ giusto ricordare che il contratto della scuola è scaduto nell’anno 2009 e che chi avrebbe maturato nel 2011 lo scatto di anzianità, non ha visto, ancora a tutt’oggi in busta paga, nessun cambio di classe o fascia. Inoltre si vuole ricordare anche, il prelievo forzoso e illegittimo del 2,5% su degli stipendi applicata ai dipendenti della scuola, finalizzata all’accantonamento del trattamento di fine rapporto. In buona sostanza mentre l’inflazione cresce a ritmo di samba la busta paga dei docenti rimane ferma e ristagna da anni.
 Ma non è finita qui! 
Non possiamo non ricordare anche che per l’anno d’imposta 2010, in applicazione delle disposizioni recate dall’articolo 2,comma 86, della legge n. 191/2009, secondo le procedure di cui all’articolo 1, comma 174, della legge n. 311/2004, nelle regioni Calabria, Campania e Molise è stata prevista l’applicazione delle maggiorazioni dell’aliquota dell’addizionale regionale all’IRPEF nella misura di 0,30 punti percentuali, rispetto al livello delle aliquote vigenti, questo ha comportato addirittura una abbassamento degli stipendi per gli insegnati di quelle Regioni. 
Rimane solo l’inutile consolazione, che sa tanto di beffa, delle parole sia dell’ex ministro Gelmini che dell’attuale ministro Profumo che più volte hanno manifestato l’esigenza di retribuire in modo più adeguato gli insegnati, sottolineando che è una categoria sottopagata e che la retribuzione del docente italiano è la più bassa d’Europa.
 In base ai dati ufficiali, un docente italiano della scuola secondaria superiore guadagna da un minimo di 24.669 euro, per arrivare ad un massimo di 38.745 annui lordi. 
Da un confronto con i Paesi più vicini, il divario è sensibile: i docenti che operano nello Stato del Lussemburgo possono arrivare a guadagnare anche 125.671 euro. In Austria si passa da un minimo di 38.182, per i maestri d’infanzia, ad un massimo di 72.065 alle superiori, in Belgio si va da un minimo di 31. 358 euro dei maestri d’infanzia fino a 72.323, sempre per un docente di scuola secondaria superiore, un insegnante tedesco di liceo percepisce almeno 45.412 euro e a fine carriera arriva a 63.985 euro.
Da questa analisi veritiera nasce il sentimento comune di tanti bravi docenti italiani che si sentono più che europei quando devono pagare le tasse dirette e indirette e tanto terzomondisti quando si tratta di essere retribuiti, incentivati e premiati.

Lucio Ficara

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