Dopo anni di forte decrescita, finalmente il compartimento “Information and Communication Technology” ha fatto registrare nel 2015 il segno positivo.
Soprattutto grazie alla scuola. E pure in prospettiva, almeno sino al 2020.
La spesa per informatica e telecomunicazioni complessiva della PA è risultata di 5.571 milioni di euro al netto delle spese per il personale e dell’Iva, mostrando segnali di lenta ripresa (+0,5%).
In particolare, delle due componenti è l’informatica a trainare (3.456 milioni, +1,6%), mentre le telecomunicazioni continuano a contrarsi per effetto di un alcuni fattori come ad esempio il calo delle tariffe o il ricorso alle tecnologie Voip.
Queste sono le principali evidenze del 3° osservatorio ICT nella Pubblica Amministrazione attivato da Assinform insieme con NetConsulting e Osservatorio Netics ed in collaborazione inoltre con l’Agenzia per l’Italia Digitale e con il sostegno di Consip, InfoCamere , Poste e TIM.
“La digitalizzazione è una sfida da raccogliere e da vincere” è quanto afferma Agostino Santoni , presidente di Assinform, pur nella consapevolezza delle difficoltà di questo lungo e tortuoso percorso.
L’analisi sui singoli comparti mette in evidenza il fatto che a far da traino a questo cambio di rotta sono stati sia la Sanità che la Scuola con ben 358 milioni spesi, per un +2,5% complessivo che sicuramente conferma i segnali positivi avuti con diverse iniziative e progetti in corso nelle Istituzioni scolastiche e nelle Università come applicazione del Piano Nazionale della Scuola Digitale.
Sempre nella scuola si prevedono ulteriori spese per oltre un miliardo di euro fino al 2020, grazie ai fondi Europei PON per “la scuola”, ai fondi della Legge 107/2015 (la Buona Scuola) e altri fondi messi a disposizione dal MIUR.
Le priorità degli investimenti nei prossimi anni riguarderanno il rafforzamento della sicurezza informatica, l’ampliamento delle reti WiFi, l’utilizzo sempre più massivo di servizi in “cloud” ed infine la formazione per colmare il gap di competenze.
Tutto in discesa? Ovviamente no. Molti ostacoli e freni dovranno essere affrontati e superati per far sì che lo sviluppo digitale della PA e quindi anche della Scuola proceda a passo spedito, tra cui la forte customizzazione della attuali banche dati e del parco applicativo che comporta un forte rallentamento ed elevati costi di integrazione ed unificazione.
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