“Il coding non è un’attività per informatici, ma una competenza trasversale che, come per le competenze linguistiche, è fondamentale acquisire fin dai primi anni di studio. Il coding è una nuova lingua, una lingua computazionale, e impararla è un modo straordinario per entrare nel mondo con il piede giusto”.
Come scrive Il Fatto Quotidiano, a firma di Enrico Nardelli, la scuola deve essere protagonista nella diffusione di queste nuove esperienze”: lo ha sostenuto la ministra Stefania Giannini. Una promessa per sostenere anche da parte di esperti matematici l’importanza di insegnare l’informatica nelle scuole, il cui linguaggio viene accostato alla programmazione della matematica, come “lingue comanuni che aiutano l’uomo nella sua battaglia per la comprensione del mondo” e le distingue dalle lingue come l’inglese o il tedesco “che servono nella comunicazione tra le persone”.
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Anche il latino del resto si impara attraverso le regole (invece che attraverso il dialogo) per sottolineare come il suo valore formativo risieda “nella disciplina mentale che bisogna avere, nella ginnastica intellettuale che costringe ad integrare i vari insiemi di regole, combinazioni e configurazioni”.
Questo esercizio è benefico per i nostri circuiti neuronali esattamente come quello praticato nello studio della matematica o nell’esercizio del pensiero computazionale.
Questo termine, secondo gli esperti, è quello che usiamo quando vogliamo sottolineare gli aspetti culturali dell’informatica, indipendentemente dalla tecnologia digitale in cui essa si manifesta ormai dovunque intorno a noi.
Ma ci sarebbe anche un ulteriore vantaggio educativo che ha l’informatica: “È praticamente la sola disciplina che permette agli studenti di correggersi da soli”. Diversamente da altri linguaggi, nei quali in assenza di una correzione da parte del docente è facile perseverare nell’errore, un programma informatico che non raggiunge il suo obiettivo manifesta immediatamente il suo fallimento.
Anche se questa osservazione non va considerata in modo assoluto il fatto che, nel corso del processo di apprendimento si possano insegnare i concetti fondamentali del pensiero computazionale mediante attività didattiche che segnalano subito allo studente se sta procedendo o meno in modo corretto, è estremamente utile.
È ugualmente vantaggioso, in termini di coinvolgimento degli studenti, che quest’apprendimento possa avvenire in modo visibile e costruttivo, muovendo un personaggio sullo schermo o un robottino sul pavimento della classe o guidando un compagno ad attraversare un labirinto. Proprio questa capacità di feedback immediato è uno dei motivi dell’attrazione dei più giovani.
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