Sono poco meno di 100mila gli infortuni che ogni anno si registrano all’interno delle mura scolastiche, con una preponderanza del sesso femminile tra i professori e dei maschi tra gli alunni. Si tratta dei dati ricavati da XVI Rapporto sulla sicurezza delle scuole elaborato da Cittadinanzattiva (Settembre 2018) elaborati sulla base degli infortuni denunciati all’INAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro, ndr).
Nel 2017, ad esempio, sono stati più di 15mila gli insegnanti che hanno subito un infortunio sul posto di lavoro; oltre 80mila i ragazzi. Quasi 100mila incidenti l’anno. Numeri, ricorda anche Skuola.net, che restano costanti da anni.
Ma come si verificano gli infortuni? Dipende da tanti fattori: le condizioni delle strutture (cortili, aule, bagni, scale, ecc.), il momento cui avviene l’episodio (se durante la normale lezione, nell’ora di educazione fisica, durante la ricreazione, all’uscita da scuola). Non manca certamente la distrazione fra le cause di infortunio.
Al contrario gli alunni, che vede i maschi più frequentemente infortunati: i ragazzi infortunati nel 2017 sono stati 46mila, le ragazze ‘solo’ 34mila.
Nella maggior parte dei casi, fortunatamente, si tratta di incidenti di lieve entità. Circa 7 studenti su 10, ad esempio, si procurano una lussazione, una distorsione, una distrazione (38,8%) oppure una contusione (30,9%). Qui le femmine superano i maschi.
Invece, 1 su 4 – il 25,2% – si procura una frattura (stavolta i ragazzi tornano in maggioranza) e Il 4,5% una ferita.
Tra i professori, invece, le fratture sono limitate a 1 caso su 5 – il 19,2% – mentre le contusioni sembrano essere maggiormente frequenti (42,3%). Lussazioni, distorsioni e distrazioni sono il 32,1%. Le ferite il 4,9%.
Il rapporto riesce a fornire anche una distribuzione geografica degli infortuni, e da questi dati raccolti, la Lombardia risulta essere la regione più “infortunata” con oltre il 20% degli episodi totali, seguita da Emilia-Romagna e Veneto (entrambe attorno al 10%). In questo caso, il dato è certamente legato all’ampiezza della popolazione studentesca.