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Infosfera globale e apocalittismo difensivo, il dibattito sulle parole di Giuli: “Parlare forbito non ti rende uomo di cultura”

Il neo ministro della Cultura Alessandro Giuli è al momento al centro delle polemiche e dell’ironia social per alcune frasi che molti hanno giudicato contorte da lui pronunciate ieri, nel momento in cui ha esposto le linee programmatiche del suo ministero durante un’audizione alle commissioni Cultura di Camera e Senato.

Il discorso di Giuli

Come riporta Today, si è trattato di un monologo non semplice da decifrare, avviato con una parafrasi di Hegel: “La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero: chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale nazionale non può che muovere dal prendere le misure da un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni. Il movimento delle cose è così vorticoso, improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone e non solo delle ultime generazioni ha cominciato a mutare con esso”.

La citazione corretta sarebbe “la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero”. Il ministro ha proseguito con la lettura del suo saggio, sempre più ermetico: “Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo – ha proseguito -, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia”.

Queste parole, scrive La Repubblica, hanno praticamente stordito i presenti. “Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi?”, ha poi domandato Giuli alla sala, rispondendo poi a se stesso con secco “no”, per poi andare avanti con il discorso: “Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo, ricordare la lezione di umanismo integrale che la civiltà del rinascimento ha reso universale. Non l’algoritmo, ma l’umano, la sua coscienza, la sua intelligenza e cultura immagina, plasma e informa il mondo. In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra le culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata. Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura”.

Giuli ha poi toccato temi più concreti, dalle periferie alle biblioteche, ma le sue parole di difficile comprensione hanno attirato l’ironia. Il deputato 5 stelle Gaetano Amato ha rievocato il celebre film del 1975: “In certi momenti abbiamo  fatto fatica a capire cosa stesse dicendo Alessandro Giuli in audizione. Vero è che ci aveva anticipato che l’introduzione sarebbe stata un po’ teoretica. Forse pensava di essere ancora all’università a dare un esame, ma la sua audizione è stata davvero una supercazzola assurda”.

L’ironia social

Ecco alcuni commenti pubblicati su X:

“Scusate lo sfogo ma oggi ho chiesto a mio nipote cosa sta studiando a scuola e mi ha risposto ‘La quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale’ È solo in terza elementare, domani parlo con le maestre”.

“Quando non hai studiato nulla e la butti in caciara all’interrogazione”.

“Dopo un ministro della Cultura che farneticava di Times Square a Londra e di Colombo che seguiva gli studi di Galileo, eccone uno che fa la supercazzola”.

“Perché non è parlare forbito, con paroloni e citazioni, avere la laurea in filosofia, che ti rende uomo di cultura Basterebbe semplicemente usare un linguaggio comprensibile, che arrivi a tutti”.

Alessandro Giuli, quando si laurea?

Ricordiamo che Giuli, dopo l’ultimo esame conseguito fine settembre, dovrebbe discutere la tesi a gennaio 2025. Il ministro aveva sospeso gli studi anni fa, all’inizio degli anni Duemila. Lo scorso febbraio 2024 avrebbe deciso di continuare: la scelta non sarebbe quindi conseguente alla nomina, avvenuta ad inizio settembre, in sostituzione di Gennaro Sangiuliano.

Su cosa sarà la tesi?

Giuli, conseguendo la laurea, vorrebbe rendere omaggio ai suoi genitori. Dopo aver contattato La Sapienza, ha saldato le quote per il cosiddetto “ricongiungimento” con gli esami rimasti validi e riaprire il corso di studi.

Redazione

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