Categorie: Precari

Infrazione archiviata? Non è così

La procedura d’infrazione contro l’Italia sul lavoro a tempo determinato nel settore della scuola pubblica non è stata archiviata. Il comunicato trionfante del Miur non racconta tutta la storia del contenzioso europeo sull’abuso di contratti di supplenza e il procedimento giuridico contro gli abusi del Ministero è un’altra cosa, e va avanti.

 “Con la Buona Scuola abbiamo dato una risposta credibile: interrompiamo la pratica di utilizzare i contratti a tempo determinato, in modo reiterato, per coprire posti che risultano vacanti. Anche la Ue lo certifica”, dice infatti la ministra Giannini, ma la procedura d’infrazione è tutt’altra storia rispetto al procedimento giuridico.

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E che sia un’altra cosa lo spiega Anief: “L’infrazione è un provvedimento di tipo politico, che poteva concludersi con una sanzione nei confronti dello Stato italiano, senza alcuna ripercussione sui docenti. Dall’altra parte, invece, c’è il procedimento giuridico, che un anno fa ha avuto il suo epilogo in Europa e di cui ora aspettiamo gli sviluppi italiani”.

“Attendiamo il dispositivo per conoscere le motivazioni della scelta della Commissione. Una cosa però è certa: l’archiviazione non c’entra nulla con la riforma, visto che riguarda i precari Ata che nella Legge 107 non compaiono neanche”. La procedura d’infrazione, infatti, era stata aperta nel 2010 su denuncia alla Commissione Europea dell’abuso di contratti determinati per i collaboratori scolastici, categoria esclusa da La Buona Scuola. La riforma, in effetti, ha preso alcuni provvedimenti per sanare la posizione dell’Italia: ha assunto i precari storici delle GaE, introdotto il divieto di supplenza oltre i 36 mesi (tetto massimo previsto dalla normativa europea), stanziato un fondo per risarcire i docenti.

Nulla, però, per gli Ata. “La Commissione avrà archiviato per altre ragioni, di tipo politico”, afferma Anief.

Anche senza infrazione, però, la battaglia per il riconoscimento dei diritti negati ai precari della scuola va avanti. “La condanna della Corte è storia, adesso aspettiamo la sua fase discendente”.

Pasquale Almirante

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