Il quotidiano inglese The Guardian, ha pubblicato, in data 9 novembre 2002, la notizia della truffa, intentata dal preside di una scuola del Kent, per "migliorare" i risultati dei test d’esame, in matematica, inglese e scienze. Le migliori prestazioni degli studenti "servono" all’immagine della scuola, al suo inserimento nella School performance table (che classifica le scuole secondo i rendimenti, aiuta le famiglie nella scelta delle iscrizioni, consente di ricevere, in genere, adeguati contributi economici, con positive ricadute sugli stipendi di dirigenti, docenti e personale della scuola).
E’ stata l’Autorità che sovrintende al controllo degli esami – The Qualifications and Curriculum Authority, the Exam watchdog, letteralmente cane da guardia degli esami – che, ricevendo quest’estate la documentazione dalla scuola South Borrough Primary School per i controlli sui risultati dei test, ha denunciato la truffa alla magistratura.
Né questo è un episodio isolato! Il mese scorso, The Guardian (la testata del giornale sembra avere un titolo appropriato), ha scoperto una generale pratica di falsificazione, da parte di presidi, insegnanti, assistenti di classe, dei test somministrati a conclusione della scuola primaria, proprio per tenere alto (ma a quali condizioni?) il nome della scuola.
Addirittura sono stati documentati 26 modi diversi di falsificare i test: dall’apertura anticipata delle buste con le risposte ai test e la loro divulgazione prima della somministrazione ufficiale, alla cancellazione materiale delle risposte sbagliate, sostituite con quelle corrette, ecc.
Queste testimonianze mettono certamente in discussione la validità della compilazione di "graduatorie di scuole".
The Qualifications and Curriculum Authority dichiara di aver ricevuto, quest’anno, 479 denunce di falsificazione d’esami ma, su 23mila scuole, solo sette hanno avuto annullati i risultati per intere classi.
Considerazioni finali: nel sistema scolastico statale italiano, questo genere di truffa difficilmente si concretizza. Manca il movente, non ci sono "interessi economici" da difendere: se qualche imbroglio è stato perpetrato, ciò si deve alla "intraprendenza" di singoli, non alla complicità di molti, addirittura al concorso di un intero sistema scuola.
Naturalmente, altra questione sollevano i cosiddetti diplomifici.
La riforma Moratti prevede l’introduzione generalizzata della valutazione delle scuole da parte di organismi esterni ed indipendenti.
Rinviando il lettore ai prossimi numeri della Tecnica della Scuola per gli approfondimenti sui sistemi valutativi dei Paesi Ue e degli Stati Uniti (conoscere l’operato degli altri può aiutare, qualche volta, ad evitare scelte sbagliate), auguriamo sinceramente, e in maniera bipartisan, che le innovazioni servano a migliorare gli standard di qualità della scuola italiana.
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