Televisione, computer, cuffiette e file musicali mp3. Troveranno mai i nostri ragazzi il tempo di parlare? Potranno mai affinare la capacità di ascoltare gli altri, tessere conversazioni, co-costruire assieme ad altri parlanti discorsi articolati, argomentare convinzioni, difendere tesi? Difficile, disperatamente difficile in un universo in cui il culto della musica, del video, della chat e degli sms sembra avere definitivamente seppellito quello per la parola! Secondo un’inchiesta condotta in Inghilterra da Basic Skills – un’associazione specializzata in didattica degli apprendimenti fondamentali – i bambini inglesi tendono sempre più ad isolarsi dal resto della famiglia, trascorrendo molto tempo nella propria stanza. Pensate, già all’età di quattro anni, oltre il 40% possiede un televisore “privato”.
A medio termine la situazione può diventare disastrosa: un bambino che ascolta poco e che ancora meno parla, rischia di diventare violento a scuola, quando avrà difficoltà a capire i docenti, quando non avrà le parole per esprimere emozioni e stati d’animo, quando tutto ciò potrebbe trasformarsi in frustrazione generatrice di comportamenti aggressivi. Gli psicologi e i pedagogisti di Basic Skills sono convinti che esista una relazione di causa-effetto tra la povertà lessicale, l’incapacità di ascoltare e comprender l’altro e i comportamenti violenti dei ragazzi a scuola, tanto che in questi giorni hanno lanciato una grande campagna di sensibilizzazione per incitare da un lato i genitori a trovare il tempo di parlare con i propri figli e dall’altro i docenti a ritagliare spazi più ampi di libero dibattito in classe.