Inidonei, la protesta sfocia nello sciopero della fame davanti al Senato
I docenti inidonei si sentono traditi. Il rifiuto da parte della commissione Bilancio, soprattutto per le pregiudiziali poste dal Governo, di trovare una soluzione alternativa a quella prospettata nella bozza sulla spending review approvata dal Consiglio dei ministri ed ora al vaglio del Parlamento, si è trasformato in una doccia fredda. Che non ha comunque abbattuto le loro speranze.
Si tratta di circa 3.500 docenti che nel corso degli ultimi anni per problemi di salute le commissioni mediche hanno reputato non più associabili all’insegnamento. Il passaggio negli Ata, peraltro anche penalizzante a livello previdenziale, viene da loro considerato un’umiliazione. E non viene bene accolto nemmeno l’emendamento Rusconi (su cui il Senato ha fatto sapere che si potrebbe discutere) che prevede il passaggio in altri comparti dell’amministrazione statale.
Molti di loro, in prevalenza vittime del bornout, hanno un’età anagrafica vicina ai sessant’anni e avrebbero gradito la soluzione prospettata in questi casi per altri dipendenti della pubblica amministrazione: il pre-pensionamento. La bocciatura dei parlamentari viene ritenuta offensiva.
Tanto che ora alcuni annunciano lo sciopero della fame. Un gruppo di inidonei si è già piazzato davanti a Palazzo Madama, in un angolo di piazza delle Cinque Lune: ha promesso di rimanervi – sotto un gazebo con tanto di cartelli e striscioni di protesta – fino a quando la spending review non verrà definitivamente approvata. E come già accaduto coi precari della scuola, qualcuno potrebbe andare incontro ad ulteriori problemi di salute. Soprattutto chi deciderà anche di sospendere l’assunzione dei medicinali salva-vita.