Fra qualche giorno sapremo finalmente cosa davvero il Parlamento intende fare della legge di iniziativa popolare n. 1600 presentata dai Comitati per una buona scuola della Repubblica. Per mercoledì 4 aprile, infatti, è calendarizzato alla commissione Istruzione della Camera l’avvio dell’esame del provvedimento che porta il titolo «Norme generali sul sistema educativo di istruzione statale nella scuola di base e nella scuola superiore. Definizione dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di nidi d’infanzia». Il provvedimento verrà esaminato insieme con altri due disegni di legge, il 1278 presentato da Fabio Garagnani di Forza Italia («Princìpi fondamentali in materia di diritto allo studio e di libertà di scelta del percorso educativo»), e il 1299 presentato da Oliviero Diliberto e altri parlamentari dei Comunisti Italiani («Disposizioni concernenti l’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione fino a 18 anni di età e altre norme per il potenziamento del sistema scolastico »). Il disegno di legge di Garagnani mira in sostanza a diffondere l’uso del buono-scuola in tutte le Regioni e a renderne omogenei i criteri per la definizione dell’importo. Il progetto di legge dei Comunisti Italiani prevede l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione fino a diciotto anni di età. Le norme prevedono anche la promozione e l’estensione del tempo pieno e prolungato nelle scuole del primo ciclo. Gli organici verrebbero poi determinati in relazione al numero degli alunni, all’integrazione di alunni stranieri, al sostegno e al numero degli alunni per classe. Del tutto diversa (anche per la maggiore complessità e per impostazione generale) è la legge di iniziativa popolare che propone una revisione generale dell’intero sistema scolastico di cui dovrebbero far parte secondo la legge anche i nidi d’infanzia. Al momento attuale i maggiori punti di debolezza della legge di iniziativa popolare sembrano soprattutto due: intanto c’è il fatto che la legge non prevede nessuna forma di copertura finanziaria (per far sì che il provvedimento possa proseguire nel proprio cammino, è necessario quindi che la Commissione proponga un emendamento in tal senso); c’è poi il fatto che su molte delle materie che la legge tenta di normare, è intervenuta in questi mesi la stessa maggioranza di Governo che difficilmente potrebbe accettare di rimettere in discussione questioni sulle quali con grandissima fatica si è raggiunto un accordo (anzi bisogna ricorda che finora tutte le norme che in qualche modo hanno riguardato la scuola – esame di Stato, cancellazione degli anticipi nella scuola dell’infanzia, obbligo scolastico a 16 anni, area tecnico-professionale – sono state approvate grazie al voto di fiducia).
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