I lettori ci scrivono

Inizio anno con i problemi di sempre, ma anche qualcuno in più…

Al di là degli annunci trionfalistici del Ministro, la scuola riapre né più né meno con i problemi di sempre e, al momento, anche con meno risorse rispetto a quelle stanziate alla riapertura dello scorso anno.

Tant’è che le classi sdoppiate nel 2020/21 per consentire il distanziamento degli alunni, quest’anno sono state riunite in quanto il distanziamento non è più prescrittivo ma solo auspicabile: il problema è stato risolto con l’obbligatorietà dell’uso delle mascherine.

Così le classi sono tornate in situazione di sovraffollamento, diverse cattedre sono ancora vacanti e i dirigenti sono costretti ad affrontare il disagio accorciando l’orario scolastico delle prime settimane o sostituendosi loro in prima persona ai docenti assenti quando possibile.

Mentre la scorsa estate l’arma di distrazione di massa è stata la diatriba fra no-mask e pro-mask, accompagnata dalle infinite quanto inutili riflessioni sui banchi a rotelle, quest’anno si è buttata la bomba del green pass creando le tifoserie vax e no-vav.

La più vecchia ed efficace strategia per buttare fumo negli occhi, dividere i lavoratori, non affrontare i veri problemi e offrire in pasto capri-espiatori sui quali sfogare la propria frustrazione ed aggressività anziché incanalarla verso i decisori politici.

Per anni ho fatto militanza nel sindacato di base, trovandomi quindi in posizione conflittuale rispetto alle riforme che si abbattevano sulla scuola e alle indicazioni ministeriali che di volta in volta la raggiungevano. Durante quel periodo, la cosa che più mi destabilizzava era l’accusa, da parte di rivestiva posizioni di rilievo all’interno della scuola, di non essere in grado di leggere e interpretare correttamente i cambiamenti che investivano questa istituzione perché la mia preoccupazione non era il suo funzionamento, la sua sopravvivenza ma la critica del sistema-scuola. In poche parole mi si imputava di saper “distruggere” benissimo a parole ma non “costruire” nei fatti. Questo è diventato il mio puntiglio e mi ha portato nel tempo ad assumere posizioni di sempre maggior mediazione fino a mettermi addirittura in gioco in prima persona per provare a fare anch’io la mia parte. 

Sono diventata referente di plesso, collaboratrice della dirigente e ho addirittura frequentato un Master sulla “Direzione strategica della scuola” per avere una visione completa dei cambiamenti in atto e acquisire consapevolezza dei diversi elementi e fattori in gioco. Insomma, per la Barbara di 10 anni fa, sono andata a scuola dal nemico. 

Come sempre, quando faccio qualcosa lo faccio col massimo dell’impegno, senza risparmiarmi.

E così arriviamo a quest’anno, dove posso affermare in tutta tranquillità che se domani il nostro istituto riparte in una situazione di semi-normalità è solo perché nelle ultime settimane ci sono state persone che come me hanno lavorato dalle 10 alle 14 ore al giorno per permettere questa ripartenza. Non esiste un sistema funzionante e funzionale predisposto a monte, in grado di garantire l’efficienza della scuola, esistono persone che fanno un lavoro immane a valle per consentire alla scuola pubblica di sopravvivere nonostante tutto ciò che manca a monte. 

Purtroppo sono arrivata a sperimentare sulla mia pelle che mettere a disposizione le proprie capacità, competenze ed energie, in modo gratuito (perché per il mio ruolo di referente di plesso mi sono retribuite a fine anno solo 100 ore, che io ho abbondantemente terminato nel mese di settembre), non serve solo all’onorevole scopo di far ripartire la scuola ma purtroppo serve a permettere la sopravvivenza di questo sistema malato. E ora lo dico con la cognizione di causa che ho maturato come RSU prima e come responsabile di plesso adesso, con l’esperienza cinquennale di collaboratrice della dirigente ovvero come rappresentante di quella middle management tanto cara a Brunetta, da essere così auspicata e lodata a parole ma mai riconosciuta economicamente. 

La scuola-azienda, come tutto ciò che deriva da una visione aziendalista dello Stato è la scuola dello sfruttamento e del risparmio travestito da efficienza e razionalizzazione della spesa pubblica. 

Basti pensare all’enorme risparmio ottenuto attraverso la creazione degli istituti comprensivi, con un unico dirigente da retribuire su più plessi (nel mio istituto c’è un dirigente su 7 scuole: 3 infanzie, 3 primarie e 1 secondaria di primo grado) e un’unica segreteria, puntualmente sotto organico e che è costretta a rovesciare le sue mansioni sul dirigente, sui referenti di plesso e sugli stessi docenti per non essere costretta a dare forfait. 

Un ultimo esempio: anche il trasferimento degli arredi all’interno dei plessi ricade sui docenti, perché l’ente locale non prevede nemmeno più fra le sue spese il lavoro di facchinaggio all’interno delle scuole. Con la conseguenza che se un/a docente durante il trasloco si fa male, non le viene riconosciuto nemmeno l’infortunio perché quella mansione non rientra fra i suoi compiti. Ma quale docente ha il coraggio di accogliere gli alunni il primo giorno di scuola senza i banchi, le sedie o gli armadi necessari? 

Domani ci sarà uno sciopero e saranno in pochissimi a farlo e quei pochi si tireranno pure gli strali dei genitori che riusciranno a pensare solo che gli insegnanti hanno 3 mesi di ferie all’anno (la più grande bufala del secolo) e pure il coraggio di scioperare il primo giorno di scuola!!! 

Io domani non parteciperò allo sciopero non perché non ci siano sufficienti motivazioni per legittimarlo ma perché, avendo coscienza del livello di rappresentanza dei sindacati nella scuola, so che farà il solletico al governo e male solo ai bambini e alle loro famiglie. 

Ma proprio questo senso di responsabilità verso i bambini, le famiglie e la scuola pubblica (sempre più soggetta alle minacce di abbandono dei genitori in favore di quella privata, che guarda caso in questi anni ha visto sempre aumentate le risorse a lei destinata da parte dello Stato, a fronte invece della razionalizzazione della spesa che ha subito la scuola pubblica) è al tempo stesso il miglior alleato di chi invece vuol continuare a depauperarla. 

Barbara Morleo 

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