Questa settimana gli istituti scolastici riaprono e inizia lo spettacolo. Gli attori scendono in campo e rappresentano se stessi in un gioco tra le parti che si rinnova ogni anno.
La singola persona può cambiare ruolo ma le figure sono uguali a se stesse da sempre, possono rinnovarsi adeguandosi ai tempi ma lo spirito che le muove non muta. In questa breve trattazione vi parlerò di quattro maschere studentesche e quattro di insegnanti, al fine di mantenere un contesto equilibrato.
Sono figure limite, in realtà ognuno di noi è più complesso e possiede una percentuale di queste figure. Nella mia lunga carriera scolastica ho imparato a discernere tra gli studenti una prima categoria composta di studenti che studiano per avere. Considerano lo studio un “do ut des”, il docente un venditore di conoscenze, questi imparano la lezione e pretendono una valutazione adeguata.
Quando la valutazione non è conforme alle loro aspettative è il docente che non ha valorizzato la loro preparazione. Nutrono una propria autostima e sono critici nei confronti della scuola e sono protetti dalle loro famiglie.
Cercano di mettersi in evidenza in classe, sono poco altruistici, per loro il sapere e la valutazione è una merce limitata, Raggiungono risultati brillanti e fanno carriera ricoprendo ruoli importanti., riflettono un sapere di altri. Un’altra categoria è rappresentata da studenti che studiano per sapere, ascoltano il docente e lo ammirano, partecipano attivamente e in modo critico alla lezione sono disponibili ad aiutare i compagni, Il loro interesse è nella disciplina, e nella conoscenza, ampliano il loro sapere e sono alla ricerca di soluzioni che possano risolvere i problemi che si pongono, Interiorizzano le conoscenze e sono dotati di pensiero autonomo. In futuro diventeranno produttori di conoscenze e applicheranno il sapere nelle diverse professioni in modo originale e per il benessere degli altri e della società.
Un’altra categoria è composta da studenti trasparenti alle lezioni del docente e incapaci di riflettere il sapere proposto, la loro vitalità culturale e crescita è inesistente Rimangono uguali a se stessi dall’inizio alla fine dell’anno, come un oggetto di arredo scolastico. Sono socievoli e ben accettati in classe dai compagni, vengono a scuola per esprimere il loro bisogno di socialità, frequentano atri e corridoi, durante la lezione si annoiano. Vengono aiutati dai compagni nel superare alcune verifiche e in due tempi superano l’anno, con l’aiuto di docenti affettivi.
L’ultima categoria è quella dell’alunno fantasma, è presente nei registri ma di fatto non frequenta ha un numero elevato di assenze a fine anno, spesso supera quelle concesse, all’improvviso ritorna e concorda con il docente il modo di avere un numero minimo di verifiche. Sono studenti che si esprimono in altri settori della vita o che hanno problemi che non riescono a superare. La classe per loro non esiste, la scuola nel loro immaginario è un ostacolo da superare, sono abbastanza scaltri e intelligenti da superare le prove. Nel palcoscenico dell’aula si alternano gli insegnanti che possiamo semplificare in quattro maschere principali.
Il docente affettivo; chiama gli alunni per nome, conosce le storie e i problemi personali di ciascuno, si pone in rapporto amicale, sa ascoltare gli studenti e frequenta i social. Con un rapporto empatico migliora le prestazioni scolastiche degli allievi. Antepone il giudizio sulla persona a quello sulle conoscenze, difficilmente ha valutazioni negative, poiché trova sempre una giustificazione all’insuccesso. Il docente iper-produttivo, è l’architetto della didattica, non insegna fa progetti, partecipa a concorsi e spesso li vince, è sempre in attività interne ed esterne alla scuola. Partecipa a tutti i corsi di formazione, riscuote la fiducia della Presidenza perché da visibilità all’istituto, coordina e stimola il lavoro dei docenti. Il docente intellettuale: è sapiente, riesce a collegare le conoscenze alla realtà producendo significati. Le sue lezioni sono uniche e originali, interagisce con la classe facendo domande, problematizza chi ascolta.
E’ ascoltato e seguito, la sua sapienza si rinnova continuamente poiché legge molto e contestualizza, ha la vocazione per insegnare, oltre al talento e capacità comunicativa. Essendo dotato di libero pensiero che esprime, è inviso dalla Presidenza, dato che non condivide sempre le decisioni. Abbiamo poi il docente frustrato; questi non si sente appagato dal lavoro che svolge, non ha vocazione per l’insegnamento, lavora per lo stipendio e questo non lo soddisfa, si stressa e si ammala spesso. Adegua il suo sforzo allo stipendio lavorando lo stretto necessario.
Non prepara le lezioni, non si aggiorna, consigli e riunioni lo affaticano, spiega le stesse cose da anni e riduce l’attività allo stretto indispensabile. In classe ha difficoltà ad essere ascoltato e gli studenti fanno altro durante la lezione. Riduce la spiegazione frontale al minimo e fa interrogazioni programmate, in modo da non avere valutazioni negative e conflitti.
Queste figure che ho sintetizzato sono personaggi che realmente incontriamo e che vanno in scena con altri attori; Dirigente, Vicepreside, collaboratori scolastici, personale Ata e genitori, anch’essi parte integrante del palcoscenico scolastico, dei quali ometto in questa breve trattazione la maschera. A giorni si aprirà il sipario e inizierà lo spettacolo, buon divertimento.
Gabriele Fraternali