Si preannuncia davvero caldo l’avvio dell’anno scolastico.
Manifestazioni, sit-in e cortei sono annunciati un po’ in tutta Italia.
E non ci sono solo i precari a protestare, soprattutto al sud, dove le riduzioni di organico operate dal precedente Governo, stanno producendo ora i propri effetti, con migliaia di docenti che non sono riusciti ad ottenere il rinnovo dell’incarico.
In queste ore i leader sindacali stanno battendo a tappeto tutto il Paese per tentare di salvare il salvabile.
Francesco Scrima (segretario nazionale di Cisl Scuola) annuncia che “alle strutture periferiche è affidato il compito di mettere in campo iniziative unitarie in sede locale, che traguardino anche un ampio coinvolgimento delle famiglie, chiamando in causa altresì tutti i soggetti politico-istituzionali presenti sul territorio”.
In Piemonte – con il primo giorno di scuola – prende avvio una mobilitazione generale dei lavoratori della scuola promossa unitariamente da Cgil, Cisl e Uil.
Al centro della protesta, il ritorno al maestro unico ed una serie di richieste considerate irrinunciabili, dalla difesa del tempo pieno e dei moduli fino alla messa a punto di un piano di formazione per la valorizzazione del personale Ata, passando anche attraverso la generalizzazione della scuola dell’infanzia (“vogliamo scuole dell’infanzia in tutti i Comuni per soddisfare tutte le richieste e non avere liste di attesa” si legge in un volantino che verrà distribuito in tutte le scuole della Regione, anche se è ovvio che si tratta di un semplice “sventolio di bandiere”, dato che nessun Governo potrà mai raggiungere questo obiettivo)
Ma dal Piemonte arriva anche qualche timida autocritica all’interno degli stessi sindacati: accade a Torino, nel corso di un convegno sul tema “Immigrati, scuola e diritti di cittadinanza”) al quale hanno partecipato più di 300 insegnanti di tutti gli ordini di scuola.
Da uno dei gruppi di lavoro del convegno arriva infatti una considerazione che fa riflettere: “Ci siamo chiesti, all’inizio, se ci sono responsabilità attribuibili ad errori politico/sindacali che hanno contribuito a determinare la situazione attuale in cui le politiche messe in atto dal governo sembrano avere, anche per effetto della propaganda dei media, un forte consenso nella società”.
E, entrando nel merito della questione i docenti della secondaria di I grado che hanno partecipato al convegno si chiedono anche “se alcune delle scelte adottate dai collegi docenti nella “scuola dell’autonomia” (es.: riduzione del tempo scuola rispetto al tempo prolungato, riduzione dell’ora di lezione in moduli di 50 minuti, ecc.) non siano stati “nostri errori” su cui la riforma Moratti e gli attuali decreti della Gelmini hanno creato i disastri che si profilano”.
Sembra di capire, insomma, che questa volta per contrastare il progetto Tremonti-Calderoli-Gelmini non basteranno gli slogan scanditi ai tempi della Moratti: occorrerà una elaborazione seria da discutere e condividere con il territorio.
In ogni caso Cgil-Flc sta preparando per il 27 settembre una serie di manifestazioni di protesta contro la politica economica e sociale del Governo: sarà il primo banco di prova importante per capire quale sia la reale consistenza del dissenso sulla politica del Ministro Gelmini.