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Inizio scuola 2021: classi pollaio, pensioni e boom supplenze

Classi pollaio, denatalità, pensioni, boom supplenze, un mix esplosivo in vista del prossimo anno scolastico 2021/2022. Quali sono gli ingredienti del Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi del prossimo anno scolastico? E come si possono migliorare le strategie didattiche e rendere più efficace l’insegnamento? Abolendo il cronico fenomeno delle classi pollaio e costituendo classi omogenee con un numero di alunni che non deve essere superiore a 15 per classe? In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un progressivo svuotamento delle aule legato alla mancanza delle iscrizioni, fenomeno che col passare del tempo diventerà sempre più serio. A ciò è legata la questione della diminuzione delle cattedre che si ripercuote sulla stipula dei contratti del personale precario che resterà senza lavoro. Tuttavia il problema della denatalità è particolarmente avvertito al Sud, dove le culle sono sempre più vuote, mentre al Nord vi è una situazione di controtendenza. La precarietà, quindi, si sposa con la denatalità, fenomeno che la perdurante crisi economica ha notevolmente acuito. In primis occorre intervenire sui criteri di formazione delle classi relativamente al numero di alunni da assegnare per ridurre le classi pollaio non più sostenibili in tempi di pandemia se vogliamo ripartire bene a settembre con l’anno scolastico 2021/2022. Bisogna, dunque, evitare le classi pollaio che sono un espediente antididattico e antieducativo e, quindi, lavorare sulla diminuzione del numero degli alunni per rendere proficua l’attività didattica. Per ottenere un lavoro fruttuoso e risultati ottimali le classi non devono essere formate da più di 15 alunni.

Una classe formata da non più di 15 alunni permette all’insegnante di ottenere un apprendimento cooperativo. Un docente con una scolaresca di 15 alunni può gestire le carenze degli allievi e lavorare per l’innalzamento delle competenze, cosa che non potrebbe fare se avesse davanti una classe pollaio. Inoltre la diminuzione degli alunni per classe permetterebbe di fronteggiare al meglio il problema della denatalità perché si andrebbero a costituire più classi e i docenti non entrerebbero in esubero e, di conseguenza, l’organico dell’autonomia delle istituzioni scolastiche sarebbe salvo. Si lavorerebbe meglio anche per contrastare il bullismo. In più si permetterebbe ai precari di aspirare alle supplenze temporanee. Il Miur, puntando all’abbassamento del numero degli alunni, da un lato migliorerebbe di molto l’azione didattica dei docenti che avranno la possibilità di lavorare sull’elevamento delle competenze degli allievi, dando l’opportunità di raggiungere standard e performance qualitativi migliori, dall’altra darebbe la possibilità a molti giovani insegnanti di fare esperienza dietro la cattedra.

Mario Bocola

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