La risposta è arrivata secca in un punto stampa del Meeting di Rimini al quale il capo del dicastero di Viale Trastevere ha partecipato lo scorso 25 agosto: il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha detto che non ha pensato a riforme per garantire l’inizio scuola ad ottobre a causa del troppo caldo.
Lo riporta Huffington Post: “È una proposta che non ho neanche considerato”. A nulla sono quindi valsi i vari appelli, tra genitori, Cnddu e pediatri.
Peccato che, come riporta Il Messaggero, Manuel Mazzoleni, meteorologo di 3BMeteo ha affermato che l’estate non è finita, anzi. A detta sua settembre non segna più la fine dell’estate, con temperature praticamente estive e notti tropicali.
Valditara incontra Giorgetti: “Molta attenzione al tema della scuola”
Poi Valditara ha parlato della prossima manovra finanziaria: “Ho incontrato diverse volte il ministro Giorgetti prima della pausa estiva, ho trovato molta comprensione. Sarebbe inopportuno in questo momento dire che cosa ho chiesto e che cosa spero di poter ottenere, ma comunque c’è stata molta attenzione al tema della scuola.
Inizio scuola a ottobre?
Anche quest’anno, se ne parlava già nel 2023, in molti sono stati sul piede di guerra in merito alla data di rientro a scuola dalle vacanze estive. La posizione del Cnddu, Coordinamento Nazionale Diritti Umani, condivisa anche dal sindacato Anief, è chiara: c’è troppo caldo, meglio iniziare le attività didattiche a ottobre e non a settembre come prevede il calendario scolastico.
Modificarlo seduta stante è ovviamente impossibile, almeno per quest’anno. A dire la propria è stata una mamma influencer sul proprio profilo Instagram, che invece da tempo si batte per sì modificare il calendario scolastico, ma non al fine di allungare le vacanze estive ma per, invece, rimodulare le pause didattiche.
L’influencer contro i docenti che vogliono le scuole chiuse fino a ottobre
Ecco le sue parole: “Fa troppo caldo a scuola? Sarebbe lungimirante e in buona fede se i docenti chiedessero interventi sugli edifici scolastici, se chiedessero l’installazione dell’aria condizionata nelle classi. Queste sarebbero proposte che noi genitori appoggeremmo in massa, invece di chiedere che si chiudano le scuole al primo disagio, è incredibile con quanta superficialità e leggerezza alcuni docenti chiedano la chiusura delle scuole come se fosse un servizio di secondaria importanza in questo Paese. La scuola non è un parcheggio manco per gli adulti”, ha detto in un video.
Chi è a favore
Come riportato da Ansa, Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ha dichiarato che con le alte temperature è irragionevole iniziare le lezioni entro metà settembre e propone di posticiparle ad ottobre. Sostiene che, in linea con le mutate condizioni climatiche, anche i cicli produttivi e la pubblica amministrazione dovrebbero adeguarsi.
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha contattato i principali rappresentanti del settore pediatrico e pedagogico, chiedendo un parere scientifico sull’opportunità di ritardare l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025. In precedenza, il Coordinamento aveva già suggerito al ministro Valditara e alle Regioni di considerare questa opzione per evitare rischi di malori tra gli studenti più vulnerabili e gli insegnanti, spesso di età avanzata.
Chi è contro
Dall’altro lato, molte associazioni di genitori evidenziano come tre mesi di chiusura delle scuole siano già troppi. Le famiglie devono affrontare i costi elevati dei centri estivi, e pochi genitori possono permettersi tre mesi di ferie. La difficoltà di conciliare lavoro e famiglia durante la lunga pausa scolastica è una problematica rilevante. Diverse petizioni, alcune con oltre 60.000 firme, chiedono una revisione del calendario scolastico. Una di queste sottolinea come la prolungata chiusura scolastica amplifichi le disuguaglianze, favorisca la perdita di competenze cognitive e relazionali nei bambini e negli adolescenti, e renda difficile per i genitori bilanciare vita e lavoro, costringendoli a ricorrere a costosi campi estivi senza alternative più economiche. La questione, in ogni caso, non sembra essere nell’agenda del ministro.