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Inizio scuola, ciò che non è andato: disabili senza sostegno, alunni in ginocchio, cattedre scoperte, assembramenti

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Iniziano le lezioni dopo il lockdown: sono diversi i disguidi e disservizi che hanno caratterizzato il ritorno in classe di 5,6 milioni di alunni. Tra questi figura senza dubbio la mancata nomina di una grossa parte degli oltre 80 mila docenti di sostegno precari. Ma la lista dei problemi è molto lunga e varia.

Alunni disabili senza sostegno

A Roma nell’istituto Pio La Torre un bambino autistico di 9 anni è arrivato a scuola accompagnato dalla mamma per cominciare il nuovo anno, ma dopo il saluto ai compagni – riferisce l’Ansa sulla base della segnalazione del padre – è stato costretto a tornare a casa, senza sapere quando potrà davvero andare a scuola perché mancherebbe l’insegnante di sostegno.

Un altro episodio simile è stato segnalato oggi a Pisa e riguarda un bimbo con sindrome down. “Per quelli come mio figlio, che soffre di autismo, la scuola non inizia oggi e chissà quando comincerà – ha detto il genitore – . L’insegnante di sostegno purtroppo non è disponibile perché l’assistente assegnato deve dividersi tra più istituti e le altre maestre non si prendono la responsabilità di tenere mio figlio in classe, visto che non lo sanno gestire. Sono stanco di vedere mio figlio, insieme ad altri 500 mila ragazzi in Italia, trattato peggio di un cane”.

“Lui beneficia della legge 104 e avrebbe diritto alla copertura per l’intero orario scolastico. Ma resta tutto sulla carta. La cosa più grave è che non c’è nessuno che sappia indicare una data, nulla”.

“Decisioni gravi”

Il Comitato torinese per l’integrazione scolastica conferma che “oggi, primo giorno di scuola in 12 regioni, in diversi casi alunni disabili non hanno potuto frequentare. Anzi si ha persino notizia di alunni rimandati a casa perché “mancava il loro insegnante di sostegno”. Pur comprendendo le difficoltà che le scuole stanno vivendo in questa fase, riteniamo che si tratti di soluzioni e decisioni gravi che non trovano conforto in nessuna norma di legge”.

“Va ricordato che il docente di sostegno non è “l’insegnante dell’alunno disabile” ma un docente assegnato alla classe per promuovere una didattica inclusiva. In mancanza dell’insegnante di sostegno la scuola può e deve organizzare l’attività didattica in modo da garantire a tutti le stesse opportunità, a maggior regione in questo periodo in cui – per quanto ne sappiamo – le scuole funzionano non ancora a tempo pieno, ma ad orario ridotto”.
“Ci auguriamo che la Ministra e gli Uffici regionali vogliano ricordare alle scuole la necessità di operare nel rispetto dei diritti di tutti e soprattutto dei bambini disabili che necessitano di maggiori attenzioni”.

Azzolina: ho a cuore questi bambini

Cosa dice allora la titolare del ministero dell’Istruzione? Rispondendo a una domanda sui bambini e i ragazzi disabili, durante Domenica Live, alla vigilia dell’avvio delle lezioni nella maggior parte delle lezioni, la ministra dell’Istruzione ha ricordato di essere stata docente di sostegno.

“Ho la massima attenzione a questi alunni, lo dico – ha detto la titolare del dicastero di Viale Trastevere – con il cuore, ho lavorato con questi bambini. Alle famiglie e a loro va tutto il mio affetto”, ha concluso Azzolina, che è stata anche docente di sostegno.

Assembramenti fuori scuola

Sul distanziamento tra alunni non figurano particolari problemi. Mentre vi sarebbero per quello che è accaduto al di fuori di diversi istituti. Lo ammette l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato.

“Al momento – dice l’assessore – non risultano all’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio comunicazioni da parte dei servizi di prevenzione delle Asl circa criticità nelle scuole. Sono stati segnalati solamente alcuni assembramenti all’entrata degli Istituti legati soprattutto a gruppi di genitori”.

Niente mascherine e alunni inginocchiati

Qualche problema, però, c’è stato anche all’interno degli istituti: dalla capitale giungono notizie di scuole dove le mascherine fornite dal commissario straordinario non sono state ancora distribuite. E anche di scuola dove il gel per disinfettare le mani è stato fornito solo all’entrata di scuola.

Inoltre, si ravvisa qualche caso di alunno rimasto per l’intera mattina senza banco, né monoposto nè tradizionale: il Corriere della Sera ha pubblicato uno foto di una classe della primaria di Genova con alcuni alunni costretti a scrivere in ginocchio con il quaderno poggiato sulla sedia.

Una condizione, quella dei banchi mancanti, che potrebbe derivare dal fatto che le scuole hanno già smaltito i vecchi biposto ed ora sono in attesa dei monoposto gestiti dal commissario Domenico Arcuri.

Pochi banchi consegnati

Della mancata consegna di una parte preponderante dei 2,4 milioni banchi monoposto gestiti dal commissario Domenico Arcuri, ha parlato il sindaco di Firenze Dario Nardella.

Intervenuto in collegamento con la trasmissione ‘L’aria che tira’ su La7, il primo cittadino fiorentino ha detto: “Sui banchi stamani ho sentito il commissario Arcuri, l’ho chiamato direttamente, per chiedergli a che punto è la situazione: nella nostra città siamo circa al 10-15% della consegna dei banchi. Lui mi ha assicurato che entro la fine del mese arriveranno tutti”.

“A Firenze – ha aggiunto – le cose vanno abbastanza bene, abbiamo rimesso a posto le aule con i soldi del Governo. Poi è chiaro che ci sono differenze tra regioni e regioni ma allora non è solo un problema di responsabilità del Governo nazionale”.

Niente lezioni ad Amatrice

“Mentre tutti i tg mandano immagini della riapertura delle Scuole, ce n’è una che è malinconicamente Chiusa. Si tratta della scuola di Amatrice. Mancano spazi? No. Mancano banchi? No. Manca il personale!”. A scriverlo è l’ex sindaco di Amatrice e consigliere regionale del Lazio di FdI, Sergio Pirozzi, a proposito del mancato avvio dell’anno scolastico nel comune reatino colpito dal sisma del 2016.

“Sarebbe stato bello – aggiunge il consigliere regionale – se un telegiornale si fosse recato in questa terra per parlare di questa situazione incredibile. Ma in fondo non conviene a nessuno”.

A Milano numeri altissimi

Il problema è quello della mancanza di copertura delle cattedre. All’avvio del nuovo anno scolastico su un organico totale di 28.574 sono 5.106 i posti di ruolo vacanti solo nelle scuole di Milano e provincia.

Il rapporto è di un docente su cinque che manca all’appello. Rapporto che si aggrava nel caso degli insegnanti di sostegno: su 4.612 cattedre previste ne mancano circa una su due, ben 2.065 e questo a fronte di 960 nuove certificazioni di disabilità pervenute al 31 di agosto. A fornire i numeri è l’Ufficio scolastico territoriale milanese.

La situazione più critica si riscontra alle medie, dove i posti di ruolo mancanti sono 2.184, di cui 906 di sostegno. Alle superiori le cattedre vacanti sono 1.795 (di cui 380 di sostegno), alle elementari 994 (di cui 696 di sostegno) e alle materne 133 (di cui 83 di sostegno).

Mancano anche gli Ata

Alla mancanza di insegnanti si aggiunge poi quella del personale amministrativo e dei collaboratori scolastici: nel milanese 31 istituti sono senza dirigente scolastico e 90 senza direttore amministrativo. Nelle segreterie mancano 400 assistenti amministrativi mentre sono ancora mille i bidelli da nominare.

Alla difficoltà sull’organico si potrà ovviare “con le supplenze” ha spiegato il Dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale, l’ex ministro dell’istruzione Marco Bussetti, in visita questa mattina all’istituto comprensivo Rita Levi Montalcini di Peschiera Borromeo, che però sottolinea: “Stiamo definendo le graduatorie provinciali per le supplenze e serviranno per i contratti di supplenza del personale scolastico. Arriveremo come sempre a fare il miracolo, però sono insegnanti privi del titolo di sostegno. Questo è evidente”.

Per la provincia di Milano le disponibilità non mancano: sono già 112 mila le richieste di supplenza arrivate al sistema centralizzato del Ministero, alle quali però – spiegano dall’Uts – non si riesce a dare risposta a causa del meccanismo ministeriale on line che sta dando delle criticità.

Pluriclassi a Cutigliano

Anche a Cutigliano, sulla montagna pistoiese, ci sono stati problemi: il primo giorno di scuola alla locale primaria ‘Alcide De Gasperi’ è stato caratterizzato dallo sciopero per dire no alle pluriclassi. Una di queste è stata formata dai bambini di prima, terza e quinta e l’altra da seconda e quarta. “Una situazione inaccettabile – afferma in una nota l’assessore regionale Federica Fratoni, candidata a Pistoia alle regionali per il Pd.

“Se fossi stata informata prima dalle istituzioni locali – aggiunge Fratoni -, come fra l’altro accaduto per la vicenda della scuola media di Pavana (Pistoia), mi sarei già adoperata almeno per portare in sede regionale le giuste istanze del territorio montano. Ai genitori che con coraggio protestano va tutta la mia solidarietà e vicinanza. Sarà mia cura interessare subito Cristina Grieco, assessore regionale all’istruzione ed Ernesto Pellecchia, direttore dell’ufficio scolastico regionale”.

Stenta la Dad all’Amaldi di Roma

Infine, il primo giorno di scuola al liceo classico, scientifico e linguistico Amaldi di Roma che ospita un migliaio di studenti, per molti allievi non è andato come doveva: molti ragazzi, che dovevano seguire le lezioni da casa, non sono riusciti a farlo per l’assenza di connessione. La scuola ha organizzato le lezioni in modo tale che le classi seconde, terze e quarte avrebbero potuto seguire anche svolgendo didattica a distanza.

“Ma stamane – ha scritto l’Ansa -, quando alle 8 i ragazzi hanno tentato di collegarsi da casa, molti non vi sono riusciti e così è stato fino alle 13, hanno raccontato alcuni di loro. Il racconto è confermato dai professori. “Delle tre ore di lezione che dovevo tenere – spiega una docente – sono riuscita a farne solo una. La scuola ha acquistato questa estate della strumentazione nuova, con schermi di ultima generazione, che tuttavia non hanno funzionato. Ci è stato fatto nei giorni scorsi un corso di aggiornamento per poter avere gli incontri su google meet ma qualcosa è andato storto e bisogna risolvere il problema, il diritto allo studio va garantito”.