Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (Cnddu) continua la sua battaglia per garantire un inizio delle attività didattiche dopo la pausa estiva il più tardi possibile a causa delle temperature ancora troppo elevate a settembre, mese in cui è previsto tradizionalmente il rientro in classe.
Il Cnddu ha aperto il dibattito qualche settimana fa, proponendo il rientro scuola a ottobre. Da qui uno stuolo di detrattori e favorevoli, per le ragioni più disparate. Con un nuovo comunicato adesso il Coordinamento si è concentrato sulla localizzazione dei condizionatori nelle scuole italiane: “Al momento dovrebbero essere presenti circa 16.000 sistemi di areazione/climatizzazione. Nella quasi totalità dei casi, da quello che ci risulta dalle ripetute segnalazioni, la loro collocazione preferibilmente è situata negli uffici amministrativi e dirigenziali”, scrivono.
“Se negli uffici amministrativi e dirigenziali sono previsti sistemi di climatizzazione, come è giusto che sia, troviamo altrettanto opportuno che tali dotazioni siano presenti specialmente nelle aule con esposizioni dirette ai raggi solari. In alternativa basterebbe schermare le vetrate con materiale isolante in modo da abbassare la temperatura nelle classi”; questa la loro richiesta.
Ecco quando, secondo il Cnddu, potrebbe finire e cominciare la scuola: “Condividiamo quanto è stato sostenuto in materia di slittamento del calendario scolastico, ipotizzando la conclusione delle attività didattiche entro il 18 di giugno con inizio per l’anno successivo fissato il 26 settembre”.
Come riportato da Ansa, Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, ha dichiarato che con le alte temperature è irragionevole iniziare le lezioni entro metà settembre e propone di posticiparle ad ottobre. Sostiene che, in linea con le mutate condizioni climatiche, anche i cicli produttivi e la pubblica amministrazione dovrebbero adeguarsi.
Il Coordinamento nazionale docenti della disciplina dei diritti umani ha contattato i principali rappresentanti del settore pediatrico e pedagogico, chiedendo un parere scientifico sull’opportunità di ritardare l’avvio dell’anno scolastico 2024/2025. In precedenza, il Coordinamento aveva già suggerito al ministro Valditara e alle Regioni di considerare questa opzione per evitare rischi di malori tra gli studenti più vulnerabili e gli insegnanti, spesso di età avanzata.
Dall’altro lato, molte associazioni di genitori evidenziano come tre mesi di chiusura delle scuole siano già troppi. Le famiglie devono affrontare i costi elevati dei centri estivi, e pochi genitori possono permettersi tre mesi di ferie. La difficoltà di conciliare lavoro e famiglia durante la lunga pausa scolastica è una problematica rilevante. Diverse petizioni, alcune con oltre 60.000 firme, chiedono una revisione del calendario scolastico. Una di queste sottolinea come la prolungata chiusura scolastica amplifichi le disuguaglianze, favorisca la perdita di competenze cognitive e relazionali nei bambini e negli adolescenti, e renda difficile per i genitori bilanciare vita e lavoro, costringendoli a ricorrere a costosi campi estivi senza alternative più economiche.
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