Mai come in questo mese di settembre 2024 l’avvio dell’anno scolastico le supplenze di docenti annuali sembrano essere al centro di interpretazioni in totale disaccordo: c’è chi sostiene che sono immerse nel caos, ma anche chi dice che sono state in larga parte completate a tempo di record.
Partiamo dalle accuse: secondo Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra, della Commissione Cultura della Camera, quest’anno “si potrebbe raggiungere una cifra mostruosa: 250mila insegnanti precari. Lo stesso numero di persone che vivono nella città di Venezia“.
Inoltre, continua Piccolotti, stiamo assistendo a grosse “storture determinate dall’algoritmo e quelle determinate dalle riserve, come quella per chi ha fatto il servizio civile, e dalla compravendita dei titoli”, determinando quindi “un mare di ingiustizie e confusione”.
“L’ultimo pasticcio in ordine di tempo – prosegue la deputata rossoverde – su cui abbiamo presentato due interrogazioni a parlamentari a Valditara riguarda gli idonei non vincitori del concorso straordinario del 2020 che aspettavano di essere immessi in ruolo quest’anno ma che il Ministero ha deciso di far scavalcare dai vincitori concorso PNRR 2023-24”.
“La cosa incredibile – prosegue Piccolotti – che, questa volta, tutti coloro che hanno superato il concorso PNRR non saranno considerati né idonei né abilitati. Inoltre nessuno sa dire se le graduatorie degli idonei non vincitori del 2020 possano considerarsi scadute o ancora valide, condannando a una sorta di limbo chi vi è iscritto. Paradossalmente i fondi del PNRR che dovevano ridurre la precarietà andranno ad aumentare precari”.
Anche i sindacati di categoria si lamentano: “a causa degli errori dell’algoritmo sulle supplenze – ha detto Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola Rua, nel corso della trasmissione radiofonica “Sportello Italia” su Radio 1 Rai -, in diverse province ci ritroviamo di fronte a cattedre ancora non assegnate o, in alcuni casi, al rifacimento delle nomine. Il tutto a danno, come sempre, delle segreterie oberate di lavoro, dei dirigenti scolastici e soprattutto degli alunni. Tornare alle nomine in presenza, in attesa di perfezionare il sistema informatico, rappresenterebbe la soluzione per garantire i legittimi diritti al personale della scuola”.
I dirigenti scolastici puntano il dito contro la decisione di affidare l’individuazione dei supplenti non arrivati dalle graduatorie – GaE, Gps e d’Istituto – con il macchinoso sistema degli gli avvisi di interpello: “Il nuovo sistema – scrive l’Associazione nazionale presidi guidata da Antonello Giannelli – rimpiazza quello delle cosiddette “messe a disposizione” (MAD) e si caratterizza per la sua articolazione che inizia con la pubblicazione di un avviso per ogni supplenza da ricoprire. L’avviso, a sua volta, assegna almeno 24 ore per rispondere e ulteriori 24 ore per prendere servizio. A questi intervalli si deve aggiungere il tempo necessario per esaminare le candidature, in alcuni casi centinaia, costituito da numerose ore di lavoro che le segreterie, già al collasso, non sono oggettivamente in grado di sostenere”.
L’Anp ha proposto ai suoi iscritti un modello di interpello specifico per la scuola dell’infanzia e per quella della primaria con cui costituire elenchi di disponibilità per l’intero anno scolastico, senza esplicitare i termini iniziale e finale delle supplenze. Ciò perché l’attuale “tempistica – scrive il primo sindacato dei presidi – rende di fatto impraticabili le sostituzioni di durata inferiore a quattro giorni in quanto ne occorrono almeno tre per concludere la procedura. Questa criticità risulta particolarmente evidente nella scuola dell’infanzia e primaria, dove le supplenze di pochi giorni sono frequenti e le sostituzioni con le sole risorse professionali interne spesso impossibili. Resta il fatto, però, che le disposizioni fanno ricadere sul dirigente scolastico la responsabilità di reperire candidati disponibili ad accettare supplenze di durata e orario variabile”.
Il numero dei supplenti, nel frattempo, ha assunto proporzioni gigantesche: basti pensare, dice ancora D’Aprile, che “nel 2015-16, la percentuale di precari era solo al 13,8%. Oggi è superiore al 24%. Una piaga acclarata, che non riguarda solo i docenti, ma tutto il personale della scuola, ATA compresi. È arrivato il momento di fermarsi, riprogrammare il tutto attraverso un piano straordinario di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti – ATA compresi – che dovranno essere trasformati dall’organico di diritto all’organico di fatto”.
Da lungo tempo i sindacati rivendicano la mancata adozione della direttiva 70/1999 contro l’abuso di precariato: una “dimenticanza” che per il bilancio pubblico ora rischia di trasformarsi in un boomerang.
È stati infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova norma, il DL 131/2024, che porta da 12 a 24 mesi il massimo di risarcimento consentito che l’amministrazione pubblica è tenuto ad effettuare verso i precari che decidono di ricorrere al giudice del lavoro per essere risarciti per la mancata stabilizzazione.
“Il testo pubblicato in Gazzetta in queste ore, contenente ‘disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano’, di fatto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – apre le porte per il risarcimento danni a favore di circa 400mila precari con più di tre anni di servizio: grazie all’azione vincente del nostro sindacato, ogni dipendente della scuola che si trova in questa situazione, quindi con oltre 36 mesi di servizio da supplenze alle spalle, ha la possibilità concreta di recuperare fino a 24 stipendi”.
A sentire, però, il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, le cose stanno diversamente: intervistato da Sky Tg24, il numero uno del dicastero bianco ha detto che “la scuola si apre con tante novità e una regolarità che molti avevano messo in discussione. Gli ultimi dati dicono che le richieste di supplenze sono 152mila, molto distanti dalle cifre che qualche sindacato aveva avanzato”.
Il riferimento del Ministro è alle 250mila supplenze che gli stessi sindacati avevano stimato come probabili quest’anno, anche alla luce del non altissimo numero di assunzioni a tempo indeterminato (circa 45.000) e delle procedure piuttosto lente di attuazione dei concorsi ordinari e straordinari per diventare docente.
“Nelle prossime settimane – dice ancora Valditara – può darsi ci arrivi qualche certificazione di disabilità e quindi qualche altra richiesta ma non dovremmo superare altre 10mila richieste di supplenze quindi ben al di sotto di quanto avevamo calcolato e un dato migliore rispetto al passato”.
I numeri, continua il ministro, dicono che “in 15 giorni è stato fatto da parte degli uffici quanto normalmente si faceva in un mese”.
Secondo Valditara, nei primi 17 giorni di settembre “oltre l’88% di posti sono stati coperti dalle strutture ministeriali e dagli uffici scolastici regionali, l’altro 12% direttamente dalle scuole con le graduatorie di istituto”.
Dove sta la verità? Nei prossimi giorni lo sapremo, saprattutto se gli interpelli continueranno a fioccare: in tal caso significherebbe che per tanti presidi italiani la “caccia” al docente non si è affatto chiusa.