Anche il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli, ha affrontato i temi del rientro in classe di questo 12 settembre. Lo ha fatto intervenendo a Coffe Break su La7:
“Le criticità della scuola tendono ad essere sempre le stesse. Una volta accantonato il problema del Covid, nel senso che non lo stiamo più vivendo come un’emergenza ma ovviamente siamo pronti nel caso dovessero servire le mascherine a rimetterle. La prima cosa che si vede è che non ci sono tutti i docenti che ci dovrebbero essere. Il ministro Bianchi si è molto impegnato però è il meccanismo che non funziona in Italia e non funziona da cinquant’anni, da quando io ero alunno, avevo docenti che cambiavano, supplenti che andavano e venivano, alla fine si continua così.
“C’è un precariato molto importante, imponente, circa un quarto di tutti i posti non sono occupati da docenti di ruolo ma da supplenti. In quasi tutti gli altri paesi le assunzioni le dispongono le scuole e i docenti sono in cattedra dal primo giorno. Noi ci ostiniamo a non farlo perché abbiamo ragioni ideologiche, perché pensiamo che se dovessero essere i presidi a decidere una cosa del genere chissà quali nefandezze compierebbero. Invece si capisce subito se un docente non è bravo e un preside perché dovrebbe mettere a rischio il proprio posto?
“L’autonomia scolastica in Italia è più di facciata che altro – afferma il presidente Anp – è bello rivendicare l’autonomia quando si tratta di scaricare i problemi sulle scuole, quando si tratta di risolvere qualcosa di importante con indicazioni valide per tutti vediamo che spesso l’amministrazione non ce la fa o non riesce a dare le indicazioni che dovrebbe”.
Così Giannelli: “Non si è fatto niente. Se si fosse deciso di fare qualcosa, la scelta sarebbe stata quella di installare impianti di ventilazione forzata in tutte le aule. Questo è un lavoro improbo, molto costoso, che poi sarebbe compito degli enti locali, quindi lo Stato avrebbe dovuto erogare agli 8mila enti locali dei fondi, avrebbero dovuto fare lavori in tutte le scuole. Se uno vuole fare una cosa del genere deve programmarla con un anticipo di anni. Si sarebbe fatto prima ad aspettare la fine del Covid e credo che la politica abbia fatto questo bilancio, costi-benefici e abbia deciso di lasciar perdere”.
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