Sul ritorno in classe a settembre permangono ancora alcune incognite, anche se il Comitato Tecnico Scientifico si è già espresso confermando le stesse misure dell’anno passato ovvero l’adozione delle mascherine e del distanziamento in classe. Secondo il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli ci sono almeno tre aspetti che rendono incerta l’organizzazione:
“Il primo aspetto è dato dalle vaccinazioni del personale scolastico: il fatto che manchino all’appello ancora poco più di 200.000 lavoratori della scuola, con variazioni in percentuale anche sensibili tra le regioni, limita la capacità di arginare la diffusione del COVID-19 e le conseguenze più severe del contagio e, di conseguenza, la possibilità di avere a disposizione elementi di sicurezza più robusti negli ambienti scolastici”.
“Il secondo aspetto è costituito dalla percentuale di alunni over dodici vaccinati, ancora esigua. Non sappiamo, inoltre, quanti di loro, da qui a settembre, saranno vaccinati e ciò complica inevitabilmente l’operatività delle scuole. Infine, sembra che il virus possa diffondersi con nuove varianti sulle quali non possediamo dati certi, primo fra tutti quello relativo alla capacità dei vaccini attualmente somministrati di contrastarle efficacemente”.
Infine: “A fronte di tali elementi riteniamo improcrastinabile la convocazione del Tavolo ministeriale sul protocollo di sicurezza da adottare nelle scuole per il rientro a settembre. Chiediamo che ai dirigenti scolastici siano fornite al più presto indicazioni chiare sulla gestione della ripartenza e soprattutto che, facendo tesoro dell’esperienza degli ultimi due anni scolastici, si trovino per tempo le soluzioni per superare le ben note criticità che hanno costretto tanti, troppi studenti a stare lontano dalle aule. La volontà del Ministero è quella di lavorare per la scuola in presenza senza se e senza ma: è necessario che, coerentemente con tale affermazione, si vedano azioni concrete”.
Sempre Giannelli è intervenuto sul ‘Corriere della Sera’ sul tema delle vaccinazioni degli studenti:
“Non vedo grandi resistenze tra i giovani, sono piuttosto alcuni genitori che hanno dei dubbi. Del resto c’erano anche genitori che preferivano la Dad perché si sentivano più sicuri con i figli a casa. La vaccinazione non è obbligatoria per nessuno e dunque tanto meno per i ragazzi. Non è possibile discriminare tra chi può entrare in classe e chi no. Quella degli studenti è una situazione molto diversa da quella del personale sanitario. I tempi ci sono, la macchina vaccinale funziona. Stiamo parlando di tre milioni e mezzo di persone al massimo: basterebbero sette giorni a ritmo serrato“.
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