Da quanto si legge nei documenti ministeriali (vedi il protocollo di sicurezza sul quale si è firmata l’intesa con i sindacati) il distanziamento non sembra più essere una precondizione della didattica in presenza ma solo il criterio rispetto al quale esigere un maggiore rigore nell’uso della mascherina e nelle altre misure anti contagio. Come a dire se il distanziamento c’è bene, altrimenti pazienza. Ma è davvero questo l’orientamento ministeriale?
Leggiamo cosa afferma il protocollo di sicurezza ogni qual volta introduce l’aspetto del distanziamento.
Il Ministero provvede a: fornire aggiornate indicazioni ai dirigenti scolastici e alle istituzioni scolastiche in merito alle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e alle procedure da adottare nel contesto scolastico, con particolare riferimento alle modalità di utilizzo dei DPI e alla misura del distanziamento interpersonale.
Nel caso di file per l’entrata e l’uscita dall’edificio scolastico, occorre provvedere alla loro ordinata regolamentazione al fine di garantire l’osservanza delle norme sul distanziamento sociale.
Bisogna garantire la predisposizione di adeguata segnaletica orizzontale sul distanziamento necessario e sui percorsi da effettuare.
L’accesso agli spazi comuni deve essere disciplinato, con la previsione di una ventilazione adeguata dei locali, per un tempo limitato allo stretto necessario e con il mantenimento della distanza di sicurezza.
L’utilizzo delle aule dedicate al personale docente (c.d. aule professori) è consentito nel rispetto del distanziamento fisico e delle eventuali altre disposizioni dettate dall’autorità sanitaria locale.
Anche l’utilizzo dei locali adibiti a mensa scolastica è consentito nel rispetto delle ordinarie prescrizioni di igienizzazione personale e degli ambienti mensa e di distanziamento fisico.
Per quanto riguarda le aree di distribuzione di bevande e snack, il Dirigente scolastico ne indica le modalità di utilizzo, eventualmente anche nel Regolamento di Istituto, al fine di evitare il rischio di assembramento e il mancato rispetto del distanziamento fisico.
Si prevede il rispetto di una distanza interpersonale di almeno un metro (sia in posizione statica che dinamica) qualora logisticamente possibile e si mantiene anche nelle zone bianche la distanza di due metri tra i banchi e la cattedra del docente.
“Qualora logisticamente possibile”? E se non fosse logisticamente possibile?
Con riferimento ai servizi educativi dell’infanzia, non essendo sempre possibile garantire l’adozione di alcune misure di prevenzione (quali il distanziamento e l’uso di mascherine), è raccomandata una didattica a gruppi stabili.
Cosa possiamo concludere? Pare che il distanziamento sia richiesto in modo perentorio nei percorsi interni ed esterni all’istituto in relazione agli ingressi e alle uscite degli alunni e dei visitatori, e nei luoghi comuni quali mense e aule professori (le classi non sono spazi comuni?); ma in modo solo preferenziale all’interno delle classi.
Un’interpretazione che, ad esempio, porta il Corriere della Sera a parlare di distanziamento non obbligatorio ma raccomandato, al punto che nella scuola di Cristina Costarelli, dirigente del Newton e presidente dell’Anp Lazio, si stanno già tirando fuori i vecchi, tradizionali, banchi biposto, per la gioia dei “compagni di banco” e con buona pace dell’infinita diatriba sulle sedute innovative che, tuttavia, restano un ottimo strumento didattico per l’appredimento cooperativo e altre strategie di lavoro per gruppi.
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