Attualità

Inizio scuola, in Veneto con tanti problemi: scuole appena aperte già richiuse per le elezioni [INTERVISTA]

La segreteria provinciale di un sindacato è un osservatorio speciale. A parlarci a tutto campo di come vanno le scuole a Vicenza e nel Veneto è Doriano Zordan, segretario provinciale dello Snals vicentino, che ci fa un lungo elenco dei maggiori problemi, ai quali va ad aggiungersi la chiusura di tantissime scuole, appena aperte, a causa delle procedure elettorali.

Come risulta essere stata la ripartenza delle scuole a Vicenza e nel Veneto? Quali le maggiori criticità?

I problemi non sono pochi e riguardano diversi aspetti.

– Organici. I numeri complessivi degli organici ci sarebbero, perché sono stati confermati quelli dello scorso anno, pur in presenza di un progressivo calo della natalità. Per esempio, in Veneto si perdono 4-6.000 alunni all’anno, cioè l’equivalente di 4-6 scuole per dare l’idea. Il problema però è che, a seguito dei pensionamenti e dei mancati concorsi, non c’è la copertura dei posti, troppe cattedre restano scoperte. Ci sono scuole che si trovano a partire con metà docenti rispetto alla pianta organica. Con queste condizioni non si può certamente né programmare né progettare un servizio scolastico efficace ed efficiente. Si fa la semplice didattica ordinaria, ma saltano tutte quelle iniziative che riguardano l’ampliamento dell’offerta formativa.

– Nomine. Il problema è legato agli organici e alla copertura dei posti. Tanti posti vuoti, graduatorie improvvisate (GPS), caos nelle procedure di nomina, personale di segreteria e personale dei provveditorati non formato e preparato a gestire una procedura nuova non collaudata, errori del sistema e quant’altro, stanno creando problemi e contenziosi all’avvio di quest’anno scolastico. Con le nuove immissioni in ruolo (80mila a livello nazionale), al Veneto spettavano 8.800 posti. Ebbene, ne sono stati assegnati solo 1450, perché molte graduatorie sono esaurite. Per coprire i posti si è fatta anche la “chiamata veloce” cioè la possibilità di entrare in ruolo in Veneto da graduatorie di altre regioni. Un flop. Da call velocesi sono coperti solo 32 posti. In aggiunta, registriamo molte rinunce ai ruoli a causa del blocco quinquennale su sede recentemente disposto, cui seguiranno altre rinunce alle supplenze da parte di chi beneficia del reddito di cittadinanza.

– GPS (graduatorie provinciali supplenze). In Veneto restano da nominare 14mila supplenti, ma la procedura presenta molte criticità, o per il punteggio errato attribuito dal sistema, o per errori commessi dagli stessi aspiranti a causa della macchinosità del sistema, e per l’impossibilità di correggere gli errori con i reclami, così come avveniva nelle graduatorie precedenti. Le conseguenze: possibile revoca in corso d’anno della nomina già fatta, tempi lunghi per le nomine, un turn over di docenti e contenziosi infiniti.

– Sicurezza. Banchi a rotelle o banchi un po’ più grandi di quelli già presenti, e mascherine per tutti (non ancora consegnate) sono solo un palliativo al problema Covid. I termo scanner all’ingresso delle scuole forse erano più utili. Certamente in tutto questo contesto si doveva semplicemente ridurre il rapporto alunni classe.

– Trasporti: già il 14 settembre (primo giorno di scuola) alcune linee di autobus erano strapiene, superando sicuramente il limite dell’80% di capienza dei mezzi imposto. In questo contesto andava forse favorito l’uso dei mezzi privati pensando a dei parcheggi per i ragazzi. Solo in questo modo si può decomprimere l’afflusso sugli autobus.

Da docente impegnato fino allo scorso anno a part time in un istituto professionale, qual è lo stato d’animo prevalente fra i docenti?

Devo dire che l’aumento degli impegni da dedicare alla burocrazia scolastica, soprattutto nel nuovo professionale riformato, sono enormi e impegnativi (vedi PFI, UDA, PAI, PIA collegi docenti infiniti, continue riunioni di dipartimento). Tutto questo demotiva i docenti che credono in una “sana” didattica che non faccia perdere tempo in inutili adempimenti burocratici e a compilare carte che nessuno leggerà.

Appena riaperte, le scuole già chiudono per le procedure elettorali. Nelle sedi di seggio, le lezioni riprenderanno non prima di mercoledì, e comunque dopo la sanificazione dei locali. Quali sono i motivi che hanno indotto la scelta di fissare le elezioni il 20 e 21 settembre, ben sapendo che questo comporta una immediata interruzione didattica? Non si poteva scegliere la data tenendo conto della scuola, visto che, a parole, è la priorità assoluta del governo?

Queste scelte dipendono da chi ci governa e dal braccio di ferro fra maggioranza e opposizioni. Era più sensato effettuare le elezioni prima della partenza della scuola. Si poteva votare il 13-14 e iniziare mercoledì 16, oppure lasciando il 21-22 come data di voto iniziare il 28 settembre. Questo avrebbe permesso di avere i banchi a posto, le mascherine e gel consegnati, una parte dei docenti precari da nominare, nominati.

Si sono trovati edifici alternativi? O sono sempre le scuole a essere le sedi dei seggi elettorali?

Non mi risulta che siano stati trovati edifici alternativi per le operazioni di voto, anzi in alcuni comuni sono sta abbandonati gli edifici alternativi per ritornare alle scuole.

Anna Maria Bellesia

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