A circa due settimane dall’inizio dell’anno scolastico in Gran Bretagna cresce il dibattito politico e pedagogico sulla necessità di revisione del programma scolastico e degli esami in Inghilterra da parte del governo. E nel frattempo proprio in questi giorni Becky Francis, amministratore delegato della Education Endowment Foundation, sta per essere nominata per guidare la revisione dei programmi scolastici e della valutazione.
La sfida per Francis e per il governo è trovare un modo per migliorare l’insegnamento e l’apprendimento che non comporti spese o carichi di lavoro enormi.
Inoltre, la sua nomina risponde all’esigenza di maggiore inclusione, soprattutto per i bambini e le bambine delle classi sociali più vulnerabili, puntando a spezzare il legame tra reddito e risultati, suo cavallo di battaglia da molti anni.
Tra le priorità l’ampliamento del curriculum, già in corso con parziali modifiche, che dovrebbe essere indolore. Previsto l’incoraggiamento di una più ampia diffusione delle materie artistiche, per migliorare la creatività dei giovani. Nelle scuole primarie, la fonetica dovrebbe essere bilanciata con altre forme di apprendimento dell’alfabetizzazione
E sembra anche inevitabile, oltre che auspicabile secondo molti inglesi, l’abbandono di un modello di valutazione lineare, in cui le conoscenze vengono verificate alla fine del corso. L’aspettativa rispetto alle caratteristiche degli esami finali è che Francis si schiererà a favore della varietà.
Tra i rischi che il dibattito sta mettendo in luce c’è la possibilità che un curriculum più ricco diventi eccessivo. L’approccio alternativo, che consiste nello snellire il programma di studi fino all’essenziale e nel creare più spazio per le singole scuole e gli insegnanti, potrebbe contribuire ad affrontare il problema del personale che si sente svalutato e deprofessionalizzato.
Abbandonare lo screening fonetico, snellire i corsi GCSE (General Certificate of Secondary Education) e aumentare l’autonomia scolastica dei bambini sono tra i suggerimenti degli esperti in materia di istruzione per la revisione del curriculum e della valutazione del governo inglese.
Inoltre, meno test per gli alunni della scuola primaria, che ad oggi svolgono prove per il controllo delle tabelline, lo screening della fonetica e il test di grammatica, punteggiatura e ortografia; secondo gli esperti dovrebbero essere eliminati per ridurre l’onere sulle scuole e l’impatto dannoso di tali test sui bambini e sul personale.
La riduzione dell’onere dei test aiuterebbe a fare più spazio per l’arte e l’educazione fisica.
A livello secondario, si fa notare l’eccessiva concentrazione sulle materie accademiche, per cui il programma di studi è così fitto che gli insegnanti sono a malapena in grado di trattare i contenuti richiesti. Se si riducono i contenuti all’interno di ogni materia, a sua volta potrebbe portare a un minor numero di esami.
Alto il dibattito su questo punto: Lee Elliott Major, professore di mobilità sociale all’Università di Exeter, teme che l’attuale programma di studi sia dominato da conoscenze prodotte da persone provenienti da ambienti borghesi.
Da qui anche la proposta di decolonizzare il curriculum: materie come l’inglese e la storia sono i bersagli più ovvi, ma gli attivisti sostengono la necessità di un cambiamento anche in altre materie.
Anche l’Educazione sessuale è sotto l’occhio dei riflettori:
l’amministratore delegato del Sex Education Forum, Lucy Emmerson, ha dichiarato che il governo dovrebbe eliminare l’ultima bozza di guida sull’educazione alle relazioni, al sesso e alla salute (RSHE) prodotta dai conservatori, che pone limiti di età a ciò che può essere insegnato e vieta l’insegnamento del concetto di identità di genere.
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