Al di là delle espressioni “dovute” il discorso odierno del presidente Mattarella in occasione dell’inizio della scuola va segnalato, ci sembra, per alcune sottolineature niente affatto scontate.
Particolarmente significativo ci è sembrato il passaggio sugli alunni disabili: sono quelli che hanno sofferto più di tutti e alcuni di loro hanno pagato un prezzo altissimo non sopportabile – ha ricordato Mattarella – e di questa sofferenza si sono fatti carico le famiglie.
Nella ripartenza – ha aggiunto in proposito il Presidente – l’attenzione verso questi studenti deve essere inderogabile, a cominciare dalla assegnazione degli insegnanti di sostegno.
Non è neppure da sottovalutare il richiamo alle “tecnologie digitali”: “I giovani sono più avanti nella conoscenza e nella pratica dei mezzi informatici, e quanto è stato sperimentato a scuola allarga ulteriormente le possibilità di incontro, di confronto, di studio”.
“Nulla – ha concluso Mattarella– potrà mai sostituire il contatto tra le persone, il tenersi per mano. Tuttavia questa diffusione dello strumento digitale rappresenta un’opportunità che non va dismessa, ma coltivata e inclusa nella didattica e nei processi formativi”.
Lucia Azzolina, per parte sua, ha voluto fare un richiamo letterario colto ma certamente efficace e suggestivo.
Pensiamo al lungo viaggio di Ulisse verso la sua amata Itaca – ha detto la Ministra – ha dovuto attraversare peripezie incredibili ma alla fine ce l’ha fatta.
“Così come Ulisse – ha aggiunto – anche la comunità docente e discente torna oggi alla sua isola, alla sua scuola. Quella scuola che abbiamo fatto ripartire con un lavoro incessante, necessariamente complesso, data la portata degli eventi da fronteggiare, ma mosso dall’amore per le nostre studentesse e i nostri studenti”.
Con una punta di orgoglio Lucia Azzolina ha sottolineato che il lavoro è stato complesso e difficile: “Non è stato semplice per nessuno: non solo lo posso immaginare, ma lo so. Lo so perché io c’ero, ero lì sulla nave insieme a tutta la comunità scolastica. Non l’ho mai abbandonata come non l’hanno mai abbandonata tutti coloro, e sono tanti, che amano davvero la scuola nel profondo. Farla ripartire era un imperativo morale”.
Per parte nostra osserviamo che certamente molte cose potevano essere fatte meglio e soprattutto in tempi più rapidi, ma non va trascurato un aspetto fondamentale: a marzo nessuno (neppure gli scienziati) poteva prevedere gli sviluppi dell’epidemia anche per la mancanza di altri casi analoghi passati.
Anche le risorse economiche messe in campo avrebbero potuto essere programmate in modo più accurato (vedasi, esempio, gli ingenti stanziamenti per gli arredi), ma, ad onor del vero, va anche detto che intervenire su un corpo assai malandato come quello della scuola italiana non è facile.
Adesso non resta che augurarsi che gli auspici formulati oggi sia dalla Ministra che dal Presidente vengano tradotti al più presto in atti politici concreti per ridare alla scuola quella dignità che tutti le riconoscono.
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