Questi che stanno vivendo docenti, studenti e genitori sono giorni frenetici a causa del rientro a scuola. La docente e scrittrice Valentina Petri, nelle pagine de La Stampa, ha scritto un commento ironico su questo importante e delicato periodo dell’anno.
“La scuola è iniziata da tre giorni e siamo già esausti. Fermi lì, posate i forconi e spegnete le torce con cui volete ardere i soliti privilegiati che hanno pure il coraggio di lamentarsi dopo i famosi tre mesi di ferie (che io francamente non vedo più dai giorni del precariato, ma quelle non erano ferie, si chiamava disoccupazione e non era esattamente la stessa cosa)”, ha iniziato, smentendo lo stereotipo che vede i docenti fortunati perché hanno tante ferie estive.
Ecco cosa ha aggiunto, elencando tutti gli adempimenti di cui si devono occupare i docenti: “Comunque, siamo esausti, nel senso proprio del participio passato del verbo exhaurire, quindi oltre che esausti siamo anche un po’ esauriti. I ragazzi ce lo dicono subito: ‘prof, è già esaurita’. Ci sono da fare gli esami di riparazione, con le cattedre vacanti e a volte gli alunni vacanti agli esami di riparazione; e poi ci sono i corsi di recupero o di potenziamento, i corsi antidispersione scolastica e quelli di alfabetizzazione per gli stranieri che in certi casi dovrebbero ampliare l’utenza anche a chi ha un nome che non evoca lidi lontani: tutti in pratici pacchetti di dieci ore”.
“È commovente la fiducia che il ministero ripone nelle capacità taumaturgiche del corpo docente, che in dieci ore, con la sola imposizione delle mani, può e deve recuperare l’irrecuperabile, sanare l’insanabile, dare da bere agli assetati (si spera di conoscenza) e adempiere a tutta un’altra serie di opere di misericordia. Non di rado ‘misericordia!’ è in effetti un’espressione che ci si trova a esclamare davanti alla lista incalzante degli adempimenti di inizio anno”.
“La circolare numero 5 recava un numero di allegati imbarazzante, tutti redatti in burocratichese stretto e scuolese spinto, dove ci si incoraggiava sostanzialmente a tentarle tutte in classe, però ce lo diceva in una buffa commistione di termini che sembrano rubati all’agenda di un top manager milanese: cooperative learning, project-based learning, digital storytelling, game grammar e, forse, anche prisencolinensinainciusol. Ma questi sono solo paroloni per gettare fumo negli occhi, in fondo è un lavoro semplice: basta solo trovare un metodo di insegnamento coinvolgente tarato appositamente per ogni classe, adottare la giusta strategia senza dimenticare di fornire le competenze previste dalla programmazione individuale, mettere in atto didattica digitale innovativa e traghettare le nuove generazioni nel futuro facendole appassionare alle materie in modo ludico e non cattedratico, senza però dimenticare la tradizione, i valori e l’amor di patria da infilare da qualche parte nelle ore di educazione civica, naturalmente calibrando il tutto in modo che sia cucito su misura per ogni singolo studente, valorizzando le eccellenze, avendo cura di personalizzare la didattica tramite i giusti strumenti compensativi, promuovendo l’inclusione, dettando i compiti sul diario, educando alla convivenza civile ed evitando che qualcuno si faccia male nell’intervallo perché altrimenti i genitori se la prendono con noi”.
“Che nervoso quelli che la chiudono lì, dicendo che abbiamo poco da lamentarci perché il nostro non è un lavoro ma è una missione. Si adeguino un po’ ai tempi e usino anche loro l’inglese. Non si dice missione, si dice ‘mission’. Mission impossible“, ha chiosato, con molta ironia.
Per molti il ritorno scuola presenta motivi di stress. Soprattutto negli istituti dove la burocrazia risulta eccessiva, gli impegni extra-didattica si moltiplicano, come pure le attività pomeridiane (tutte attività che con la scuola dell’autonomia risultano ormai all’ordine del giorno) e non vi è adeguata cura delle relazioni umane.
Tra gli insegnanti sono diversi i sintomi del cosiddetto stress del rientro, che vanno oltre la malinconia e la preoccupazione per il ritorno alla routine quotidiana: stanchezza, eccessiva irritabilità, senso di inquietudine, incapacità di rilassarsi, ansia e spossatezza, astenia, noia e sbalzi di umore. Certo, non si tratta di vere e proprie patologie, ma di una condizione momentanea che però è bene non minimizzare.
Gli esperti dispensano quindi consigli: Alessandro Padovani, presidente della Società italiana di Neurologia, ha spiegato all’Adnkronos Salute che “non sorprende che durante i periodi di vacanza o di ozio le persone si sentano meglio, perché finalmente si riappropriano del proprio ritmo biologico mentre quando ritornano alle loro attività, queste diventano spesso fonte di tensione e di ansia”.
Insomma, il rientro dalle vacanze è fonte di stress, “perché – continua Padovani – ci riporta a un ritmo che non ci appartiene, in quanto determinato dai diversi impegni quotidiani”.
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