Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Luca Fantò, referente Scuola del Partito Socialista Italiano sulle dichiarazioni della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sull’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni.
Ho letto e ritengo assolutamente condivisibile la dichiarazione della Ministra Fedeli che pone come obiettivo l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo scolastico. Un obiettivo che è innanzitutto culturale oltre che economico. Un obiettivo che porterebbe il mondo dell’istruzione italiana nel III millennio.
Potrebbe inoltre essere questo il traguardo in grado di dare valore ad una sperimentazione, quella dei cosiddetti “licei brevi”, che altrimenti lascia perplessi.
L’innalzamento a 18 anni permetterebbe inoltre di accrescere il livello di istruzione dell’intera popolazione (oggi, tra i 25 ed 64 anni, meno della metà della popolazione italiana è in possesso di diploma superiore) e, grazie ad un effetto trascinamento, potrebbe aumentare, in maniera certamente più efficace di quanto si siano dimostrate le “lauree brevi”, il numero dei giovani universitari e quindi anche dei laureati, attestati oggi intorno al 18% della popolazione (nell’area UE quasi il 40% è in possesso di laurea o titolo equivalente).
Portare a 18 anni l’obbligo scolastico permetterebbe ai molti ragazzi che oggi abbandonano la scuola appena possibile, tra i 16 ed i 18 anni, di rimanere all’interno del sistema scolastico con una ricaduta notevole sia sull’istruzione che sulla formazione dei nostri giovani.
Di fatto, l’innalzamento a 18 anni rappresenterebbe non solo un ostacolo alla descolarizzazione in atto, ma addirittura il rilancio della scolarizzazione complessiva del Paese, rappresentando un argine efficace alla piaga dell’abbandono scolastico.
Sappiamo bene come più alti livelli di istruzione vadano di pari passo con un maggior benessere, non solo per l’individuo ma per l’intera società. Più salute, tassi di occupazione più elevati, maggiori guadagni e, soprattutto, maggior partecipazione…
Ecco dunque che l’innalzamento a 18 anni dell’obbligo scolastico diventa un valido strumento di redistribuzione della ricchezza e soprattutto di sostegno alle opportunità offerte ai cittadini.
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