Categorie: Politica scolastica

Insegnamenti “opzionali”? Troppo pochi

Se per un verso, grazie a un fondo del Miur, sono stati avviati numerosi progetti per l’accoglienza,  laboratori territoriali, attività di alternanza e per lottare la dispersione, per l’altro l’organico dell’autonomia e dei cosiddetti posti aggiuntivi di potenziamento non è stato sfruttato secondo le previsioni

Infatti le scuole del primo ciclo hanno previsto nei loro Ptof il potenziamento delle aree linguistica e artistico-musicale; il secondo ciclo, soprattutto quelle linguistica e scientifica; a seguire le aree socio-economica e artistico-musicale.

In applicazione dei commi 28-31 della legge 107, le scuole superiori hanno introdotto, a partire dal terzo anno, «insegnamenti opzionali» tra cui corsi di lingua, di giornalismo, laboratori di teatrali, di scrittura creativa, di musica, di arte, di cinema e storia, di fotografia, di robotica, di economia, di astronomia, di medicina. 

 

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Tuttavia, agli effetti pratici, i posti di potenziamento dovevano essere assegnati in coerenza ai Ptof, ma così non è stato.

Lo scrive Il Sole 24 Ore, che precisa: “nelle scuole del primo ciclo sono stati assegnati massimo tre posti di potenziamento; meglio nel secondo ciclo, dove sono arrivati anche nove, dieci docenti di potenziamento; peccato che questi insegnanti in più, arrivati con la massiccia immissione in ruolo, siano stati assegnati alle scuole senza tener conto dei loro bisogni. Come può un preside di una scuola di primo ciclo potenziare la musica se, pur avendolo chiesto, non ha avuto nessun docente di potenziamento di musica? 

Diciamo che le buone intenzioni hanno fatto i conti con la realtà di dover svuotare le graduatorie ad esaurimento, per non incorrere nelle sanzioni europee. Sono stati assunti numerosi docenti di materie di cui non si aveva necessità, molti dei quali non avevano mai insegnato, quando invece servivano docenti di italiano e di musica, di matematica e di scienze”.

Il base al comma 136 della Buona scuola, un apposito decreto avrebbe dovuto disciplinarne le modalità di svolgimento degli insegnamenti opzionali e inseriti nel curriculum dello studente, ma di questo decreto si sono perse le tracce

La «chiamata estiva per competenze», che doveva permettere ai presidi di avere in squadra i docenti più rispondenti alle esigenze dei Ptof, scrive Il Sole 24 Ore, “non ha funzionato: quasi tutti i docenti chiamati erano stati trasferiti in ambiti territoriali lontanissimi dalla propria residenza a causa del famigerato algoritmo, hanno poi chiesto e ottenuto l’assegnazione provvisoria per avvicinarsi ai propri familiari. A tutto ciò si è aggiunto che le regole scritte nel contratto del personale docente non sono state adeguate ai bisogni di aperura pomeridiana delle scuole e alla flessibilità didattica necessaria: come far lavorare in orario pomeridiano, senza sollevare contenziosi, un docente di scuola superiore se il contratto non lo prevede? E a farne le spese ancora una volta, sono stati gli studenti e il loro futuro”.

Pasquale Almirante

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