Dalla fine degli anni Cinquanta, quando fu introdotta come materia di insegnamento dall’allora Ministro dell’Istruzione Aldo Moro, l’educazione civica viene unanimemente considerata parte integrante della formazione scolastica. Nello studio della Costituzione e nell’approfondimento dei temi legati alla società e al diritto sono indicati gli strumenti più adatti a educare le nuove generazioni e a formare una cittadinanza consapevole e attiva.
A questo proposito, in anni recenti, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ribadito l’esigenza che “la Carta Costituzionale venga sistematicamente insegnata e analizzata nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro di riferimento indispensabile per costruire il loro futuro di cittadini, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri”. Nonostante ciò, l’insegnamento dell’educazione civica non ha mai soddisfatto le esigenze per cui è stato istituito. Sia nella sua impostazione originaria, ovvero come materia basata su un orario minimo di due ore mensili e senza valutazione finale, sia nelle revisioni successive, lo studio della Costituzione è sempre rimasto a margine dei programmi curricolari e il suo effettivo approfondimento ha finito per dipendere dalla scelta dei singoli docenti o dall’iniziativa dei singoli istituti (che in alcuni casi lo hanno introdotto come materia di insegnamento alternativa all’ora di religione cattolica).
Anche quando nel 2008 è stato introdotto l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, le speranze di chi pensava all’istituzione di una disciplina autonoma e oggetto di valutazione finale sono rimaste deluse e l’approfondimento dei temi legati alla cittadinanza ha continuato a mantenere un carattere episodico e marginale. Che il progetto didattico non ab bia funzionato è dimostrato dalle ripetute esortazioni, anche da parte di figure istituzionali, affinché questo tipo di studio trovi finalmente realizzazione.
L’apertura di una discussione sulla scuola da parte del Governo dà oggi l’opportunità di riprendere questa proposta. Nel documento “La buona scuola” si afferma la necessità di migliorare, potenziare e ampliare l’offerta formativa degli istituti scolastici; in alcuni casi, lo si fa con riferimento alla didattica nel suo complesso, in altri viene invece fatto riferimento a insegnamenti specifici. In un caso il documento menziona esplicitamente l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione” e lo fa contestualizzandolo in un più ampio discorso sull’uso delle tecnologie informatiche e con esclusivo riferimento alla scuola secondaria di primo grado.
Le premesse dello stesso documento e l’unanimità con cui viene percepita, all’interno e fuori dalla scuola, la necessità di formare le future generazioni a una cittadinanza responsabile, spingono tuttavia a un ulteriore approfondimento di questo aspetto: la riforma della scuola annunciata dal Governo potrebb e infatti costituire l’occasione per dare il giusto posto e la giusta valorizzare a questa disciplina. Peraltro, la necessità di un inserimento organico dell’educazione civica (o educazione alla cittadinanza, come più spesso oggi viene chiamata) nella programmazione scolastica, insieme a quella di un suo rinnovamento, si rivela particolarmente urgente se si considerano alcuni mutamenti avvenuti negli ultimi due decenni.
L’accelerazione del processo di unificazione europea avviata negli anni Novanta rende impossibile pensare al suo insegnamento nei termini tradizionali, ovvero come studio della Costituzione italiana, e pone l’esigenza di attribuire un’importanza non inferiore alla conoscenza delle istituzioni europee, della loro storia come del loro funzionamento. La formazione di una cittadinanza consapevole non si dovrebbe poi limitare allo studio delle istituzioni; contemporaneamente sarebbe necessario l’approfondimento dei maggiori problemi che attraversano le società attuali.
La trasformazione in senso multiculturale della fisionomia sociale europea, avvenuta da tempo in paesi come la Francia e la Gran Bretagna e caratteristica oggi anche dell’Italia, pone in continuazione problemi che le future generazioni dovranno essere in grado di affrontare: ne consegue l’esigenza che la scuola fornisca loro le conoscenze e le competenze necessarie a raggiungere questo obiettivo. Possono essere indicate numerose altre tematiche rilevanti, che rischierebbero di risultare confuse o poco comprensibili senza una opportuna preparazione: quelle relative ai diritti civili, ad esempio, o quelle relative ai temi bioetici, che soprattutto in Italia negli ultimi anni hanno visto un forte coinvolgimento, anche emotivo, dell’opinione pubblica.
In tutti questi casi, l’insegnamento dell’educazione civica offrirebbe strumenti specifici per una loro comprensione adeguata (conoscenza delle premesse storiche, approfondimento della discussione teorica, studio delle norme giuridiche) e renderebbe possibile, da parte degli studenti, la formulazione di u n giudizio critico e argomentato. Nel quadro delle attuali classi di concorso, più profili disporrebbero delle competenze necessarie alla realizzazione di questo progetto: quello giuridico ed economico, quello letterario e umanistico, quello storico e filosofico.
La scelta del profilo dipenderebbe dal taglio ritenuto più adatto al curricolo degli studenti a cui l’insegnamento verrebbe rivolto. In tutti i casi, la sua introduzione rappresenterebbe non solo un potenziamento dell’offerta formativa delle scuole, ma una via da percorrere in modo che le nuove generazioni sappiano muoversi in un mondo, quello globalizzato in cui viviamo oggi, che si presenta sempre più complesso e difficile da affrontare.
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