La vicenda della maestra di Oristano ha riportato alla luce il tema dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola statale anche se, per la verità, va precisato che l’insegnante in questione è una docente curricolare e non di religione cattolica.
A parte questo, vediamo però cosa prevedono le norme in vigore.
A seguito della nuovo concordato fra lo Stato italiano e la Città del Vaticano ratificato dal Parlamento nel marzo del 1985, nel 2009 era stata firmata una intesa che prevedeva la revisione dei programmi di insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali.
E così nel 2010 vengono approvate le indicazioni nazionali per le scuole statali e paritarie contenenti i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento dell’insegnamento della religione cattolica per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione.
Con qualche modifica, peraltro non sostanziale, il documento è tuttora in vigore.
Vediamo a grandi linee cosa è previsto.
Per la scuola dell’Infanzia i traguardi relativi all’Irc sono distribuiti nei vari campi di esperienza.
Per esempio per il campo “Il sé e l’altro” si evidenzia che il bambino “scopre nei racconti del Vangelo la persona e l’insegnamento di Gesù, da cui apprende che Dio è Padre di tutti e che la Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome, per sviluppare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose”.
Relativamente al campo “La conoscenza del mondo” il bambino “osserva con meraviglia ed esplora con curiosità il mondo, riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi come dono di Dio Creatore, per sviluppare sentimenti di responsabilità nei confronti della realtà, abitandola con fiducia e speranza”.
Il documento definisce poi i traguardi per lo sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria, tra cui:
– l’alunno riflette su Dio Creatore e Padre, sui dati fondamentali della vita di Gesù e sa collegare i contenuti principali del suo insegnamento alle tradizioni dell’ambiente in cui vive; riconosce il significato cristiano del Natale e della Pasqua
– riconosce che la Bibbia è il libro sacro per cristiani ed ebrei e documento fondamentale della nostra cultura, sapendola distinguere da altre tipologie di testi, tra cui quelli di altre religioni;
– identifica nella Chiesa la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo e si impegnano per mettere in pratica il suo insegnamento; coglie il significato dei Sacramenti e si interroga sul valore che essi hanno nella vita dei cristiani.
Già al termine del terzo anno della primaria, si prevedono anche questi obiettivi di apprendimento:
– scoprire che per la religione cristiana Dio è Creatore e Padre e che fin dalle origini ha voluto stabilire un’alleanza con l’uomo;
– conoscere Gesù di Nazareth, Emmanuele e Messia, crocifisso e risorto e come tale testimoniato dai cristiani;
– conoscere il significato di gesti e segni liturgici propri della religione cattolica (modi di pregare, di celebrare, ecc. );
– cogliere il significato dei sacramenti nella tradizione della Chiesa, come segni della salvezza di Gesù e azione dello Spirito Santo
Il percorso prosegue ovviamente nella scuola secondaria di primo grado al termine della quale l’alunno deve dimostrare di essere “aperto alla sincera ricerca della verità” e di “sapersi interrogare sul trascendente e porsi domande di senso”. Senza trascurare la necessità di “saper confrontare la prospettiva della fede cristiana e i risultati della scienza come letture distinte ma non conflittuali dell’uomo e del mondo”.
Che poi, nel concreto, accada spesso che i docenti di religione cattolica organizzino la loro proposta didattica in modo diverso è cosa ben nota, ma è bene sapere cosa la norma oggi prevede.
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