Insegnante accoltellata, si è tanto parlato in questi giorni del “fattaccio”. Io sto con la collega! Ha vissuto un’esperienza devastante. Quindi totale rispetto! Non condivido, invece, l’affermazione che l’evento è l’effetto di un suo fallimento. Ha fallito e stanno fallendo una serie di soggetti. Non solo la scuola.
In questi giorni si è tanto parlato dell’accoltellamento della docente. Troppo? Non saprei!
Massimo rispetto per la collega che ha vissuto un’esperienza così traumatica. Non solo fisicamente! Sicuramente la ferita dentro le rimarrà per sempre!
Non condivido, però, la sua dichiarazione: “Non faccia del male a quel ragazzo, madonna mia non ce l’ho fatta a cambiarlo. Ho cercato di spingerlo a fare meglio, ma non ce l’ho fatta”.
Emerge la convinzione che la responsabilità è dell’insegnante e in genere della scuola. In questo modo si conferma la tesi portata avanti da molti: tutto dipende dalla scuola.
Demotivati? Colpa della scuola !
Vittime dei social? Colpa della scuola!
Ragazzi maleducati? Colpa della scuola! …
Potrei continuare, ma mi fermo qui! Siamo di fronte di una banalizzazione, ad una semplificazione del problema. E’ il classico meccanismo di “scaricare” le responsabilità sul soggetto più debole. In questo caso la scuola! Troppo facile! Personalmente non mi sento responsabile del fallimento dei nostri ragazzi. In alcuni casi, posso accettare la compartecipazione con altri soggetti presenti nel vissuto dei ragazzi, ma non mi ritengo il capro espiatorio dei loro fallimenti.
L’educazione è un processo complesso, mai unidirezionale. Non esiste solo il ragazzo e un’unica agenzia formativa. La formazione è il risultato dell’interazione tra il soggetto (nel nostro caso lo studente) e la multidimensionalità dell’ambiente. Ogni dimensione è costituita da diversi soggetti sociali, scenari culturali, economici, sistemi di valori… che “dicono la loro” sulla formazione, in una relazione sistemica, multidirezionale e biunivoca.
L’immagine rende meglio di ogni spiegazione.
Ecco spiegato il motivo per cui è l’intera società che fallisce di fronte a questi ragazzi.
Scrive la prof.ssa Isabella Milani, autrice di un interessante testo:
“I figli sono il prodotto soprattutto del modello ricevuto in famiglia, e di una società che li vuole soprattutto consumatori. Ma se io porto mio figlio tutte le domeniche ai centri commerciali, gli faccio bere un finto mojito, lo lascio solo nel ristorante, libero di comportarsi male e di sporcare, allora che adulto diventerà? I responsabili dell’educazione, in primis i genitori, dovrebbero interrogarsi. Questo libro vuole spingere a una riflessione collettiva. Anche perché, a parziale scusante delle mamme e dei papà, c’è proprio il condizionamento della realtà in cui vivono, che è sicuramente diseducativa“.
Gianfranco Scialpi
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