Ogni qual volta ascolto o leggo posizioni personali di diverse categorie di persone, rifletto su chi possiamo essere in diverse circostanze.
Quando guido l’auto o la moto, posso prendermela con i pedoni e i ciclisti, perché rallentano la mia corsa.
Invece, quando sono su una bicicletta, me la posso prendere sempre con i pedoni o con chi viaggia su un veicolo a motore, perché anch’essi possono rallentare la mia corsa o farmi sentire meno sicura sulla strada.
Se invece sono a piedi, me la prendo con i ciclisti, con gli automobilisti o i motociclisti, perché possono attentare la mia incolumità fisica anche quando attraverso le strisce pedonali col semaforo verde.
Quando avrei ragione? In qualità di conducente di un veicolo a motore? Oppure come ciclista o come pedone?
Una cosa è certa: sono sempre io!
Che stia guidando un veicolo a motore, una bicicletta o solamente le mie gambe.
Così accade nella nostra società e la Scuola è la sua “cartina torna sole”; ovvero, è il luogo dove si esasperano i problemi e la realtà.
Un insegnante è stato anche uno studente. Come può essere il genitore di uno studente.
Uno studente, può dimostrare le criticità di un insegnante come pure di un genitore.
Altrettanto succede nei confronti di un giovane studente da parte di un insegnante o di un genitore; cioè di un adulto.
Morale della storia: parliamo sempre e solo di noi stessi!
Forse e, ribadisco forse, partendo da questo presupposto s’inizia finalmente a non creare più tra noi assurde divisioni, per andare contro a tutto e a tutti, dimenticandoci che siamo più legati di quanto non si creda.
Si è attivato un “circuito” che a causa di contini “sbalzi di tensione” è perennemente “in corto”: tensioni fra studenti e insegnanti; fra insegnanti e genitori, per continuare così senza tregua.
Per arrivare dove? Mi domando.
L’apice si è concretizzato quando gli insegnanti hanno iniziato a denunciare le violenze subíte dagli studenti e, ahinoi, anche da alcuni genitori.
Parallelamente, ci sono realtà di bambini e ragazzi mai stati tutelati, nonostante le denunce da parte delle famiglie, quando vengono bullizzati a scuola o quando addirittura, sono presi di mira da alcuni insegnanti.
Invece d’invocare pure l’esercito per difendere gli insegnanti, come se tutte le mattine “partissero per la guerra”; oppure, invece di dover ricorrere alle telecamere perché non sempre i genitori possono essere al corrente di tutto ciò che accade ai propri figli, non sarebbe meglio fermarci tutti senza appunto difendere solo i diritti della propria categoria per ripartire da zero, con maggiore buon senso e bontà d’animo?
Quindi, non rimanendo arrabbiati contro tutto e tutti, ci ricordiamo che nello studente col suo disagio (bullo o bullizzato), nell’ insegnante in burnout e nel genitore che con fatica manda avanti la propria famiglia, c’è sempre un pezzetto di tutti noi!
Manuela Fusco
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