Insegno sia Matematica che Fisica in un Liceo Scientifico. Il disagio ha reso impellente esprimermi. Ogni anno ho preparato una quinta classe ad affrontare la prova scritta dell’Esame di Stato.
Alla prova scritta di Matematica e Fisica vengono assegnati fino a 20 punti sul totale dei 100 massimi che lo studente può aspirare a raggiungere all’esame: è quindi una prova che ‘lascia il segno’ nel curricolo dei nostri studenti. La prova è davvero impegnativa, sia per gli studenti che per i docenti.
Ed è fonte di pesante stress per i docenti di Matematica e Fisica, che restano inevitabilmente schiacciati fra: studenti di quinto, improvvisamente consapevoli della difficoltà della seconda prova; famiglie che esigono una preparazione di livello adeguato; contenuti della prova che lasciano pochissimi spazi alla libertà di insegnamento; progetti scolastici e nuovi regolamenti che moltiplicano le attività non tradizionali e riducono sensibilmente le ore disponibili per l’insegnamento, come PCTO ed Educazione Civica, cui vanno aggiunte le innumerevoli proposte delle scuole, ormai trasformate in progettifici.
A scuola dedichiamo 18 ore alle lezioni, cosidette ‘frontali’, svolte in aula. A queste si devono aggiungere le ore svolte a casa per la preparazione delle lezioni e delle verifiche, per la loro correzione, per l’aggiornamento, per la compilazione dei registri elettronici, per le riunioni, colloqui, consigli, scrutini, collegi, tempi morti, preparazione e conduzione progetti, coordinamento classi, incarichi vari. Sommando tutto, arriviamo a 40 e più ore settimanali. Tanto che alcuni di noi, insegnanti di Matematica e Fisica al Liceo Scientifico, stanchissimi, cambiano scuola, trasferendosi in una scuola meno impegnativa, per esempio un classico o un artistico. Impossibile biasimarli.
Nello stesso Liceo Scientifico, liceo pubblico, insegnano docenti, di un’altra disciplina, che non partecipano mai agli esami di Stato, che spessissimo hanno meno alunni, che non devono preparare i loro studenti a sostenere un Esame, che non sono stati selezionati dal nostro Stato ma da uno estero e che, malgrado ciò, verranno pagati con soldi del nostro Stato. Inoltre, hanno tempo libero per svolgere libere professioni! Gli insegnanti di religione cattolica.
Dunque, nello stesso luogo di lavoro, con lo stesso contratto, convivono figure professionali con carichi di lavoro enormemente diversi (Iniquo!) ma con la stessa retribuzione (Egalitarismo).
Una sperequazione che, ripetuta ogni anno, come lo è per gli oltre 30 e più anni di ‘carriera’ di ciascun docente diventa una discriminazione!
Perché il silenzio di fronte a questa discriminazione?
Nicola Nigro
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