In seguito al rapporto Svimez, scatta la riflessione sul fatto che con la riforma della scuola emergono problemi legati ai possibili trasferimenti coatti degli insegnanti.
“Il Sud Italia come la Grecia, anzi peggio. Dal 2000 al 2013 il Meridione è cresciuto del 13%, la metà del Paese ellenico che ha segnato +24%. Per non parlare della disoccupazione che tocca il 20,5%. Più vicina alla percentuale greca, intorno al 25,6%, che non a quella dell’Italia centro-settentrionale che si ‘ferma’ al 9,5%. Il Pil pro-capite, nel nostro Mezzogiorno, è di 16.976 euro, mentre sulle coste dell’Egeo è di poco più di 20 mila euro”.
Questo è quanto scritto su Lettera43: «Con una popolazione di 21 milioni di persone, praticamente il doppio di quella greca», spiega il sociologo Domenico De Masi, «se il Meridione fosse uno Stato, ora staremmo parlando di Sud-exit, altro che Grexit»
Preso per buono il dato numerico sopra esposto, oggi con la riforma della scuola emergono una serie di problemi legati ai possibili trasferimenti coatti degli insegnanti, partendo da un sud martoriato da una disoccupazione dilagante al nord dipinto di verde leghista.
Infatti, il problema maggiore è la mancanza di alternativa lavorativa.
In altre parole il docente o sceglie di trasferirsi al nord o va incontro ad uno stato di disoccupazione certa.
Della serie o mangi questa minestra o salti dalla finestra.
Per concludere si può dire: insegnanti meridionali colpiti e affondati
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