Da qualche settimana l’ufficio scolastico di Roma sta apponendo accanto al nome degli insegnanti in GaE la lettera T; tale lettera, T identifica chi ha una ordinaza cautelare (ordinanza emessa dal TAR a seguito della lesione di un diritto) in attesa che venga emessa sentenza definitiva (che potrebbe confermare o meno tale ordinanza) sul ricorso stesso.
L’anteporre tale lettera, al nome dei docenti romani,significa NON dare a tali docenti la possibilità di lavorare per il prossimo anno scolastico.
Lo scorso settembre 2017 ai docenti inseriti in gae con cautelare e senza apposizione della riserva, a fronte di un provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria, non è stato permesso di aggiornare la seconda fascia di istituto a garanzia delle loro posizioni,ma soprattutto a garanzia della possibilità che, qualora ci fosse stata una sentenza di merito negativa avrebbero potuto aspirare a stipulare contratti di lavoro a tempo determinato (le supplenze) dalla seconda fascia di istituto.
La domanda, di inserimento in seconda fascia, inoltrata alle scuole è stata in un primo momento lavorata dalle segreterie, in quanto il decreto ministeriale prevedeva ESPRESSAMENTE TALE PROCEDURA, ed inserita nel sistema con il relativo modello b per la scelta delle sedi scolastiche ma, in seguito i ricorrenti di Roma, si sono visti ESCLUSI, sebbene il decreto ministeriale prevedesse altro, dalle graduatorie di istituto di seconda fascia.
Ad oggi non è intervenuta NESSUNA sentenza di merito l’unico atto, oltre ad una legge dello Stato, in grado di poter escludere o meno i ricorrenti dalle GaE e prima fascia di istituto, eppure i docenti, infanzia e primaria, di Roma si trovano nella situazione che definire paradossale è riduttivo, in quanto non riesce a dare il senso della tragedia lavorativa e umana che tali colleghi stanno attraversando. E l’ autonomia dell’ USP non può e NON DEVE calpestare i diritti di nessuno, ogni lavoratore deve avere DIGNITÀ.
L’apposizione della T in teoria non corrisponde a depennamento ma nella pratica lo è perché non consente la stipula di nessun tipo di contratto (nè a tempo determinato nè indeterminato), è senza alcun dubbio lesivo della dignità di quei colleghi delle loro famiglie; non dobbiamo MAI dimenticare che ad ogni docente a cui viene NEGATO il diritto a lavorare corrisponde una famiglia a cui viene negata una vita dignitosa, soprattutto se l’ unico stipendio viene dall’attività di insegnante.
Questi colleghi sono precari da anni, almeno quindici, hanno fatto della scuola la loro seconda casa come è giusto che sia per chi decide di far questo lavoro, a settembre dopo anni di dedizione per questo lavoro resteranno a casa, con tutti i problemi economici e non che ne deriveranno, perchè non sanno fare altro che insegnare.
Questa è l’ennesima discriminazione che la categoria docente, nello specifico i diplomati magistrali, si vede costretta a subire. Anni ed anni di mancanza di “rispetto” per questa categoria di lavoratori che non solo devono vivere il precariato più di ogni altra categoria, solo chi ha provato sulla propria pelle l’ansia di non sapere se avrà la possibilità di rinnovare il proprio contratto può capire quello che stanno attraversando i colleghi di Roma, quanto devono essere beffati perchè, non si capisce per quale ragione, a fronte di una ordinanza cautelare del TAR che riconosce loro il diritto a stare in quella posizione senza che ci sia stata nessuna altra pronuncia, a settembre resteranno a casa.
L’auspicio è che il nuovo Governo si renda conto che quella dei diplomati magistrali è una EMERGENZA al pari di TUTTI I LAVORATORI che non hanno la certezza di mantenere proprio posto di lavoro e che per tale ragione possa intervenire al più presto con interventi e tutele degne di questa categoria.
Quello che sta succedendo a Roma potrebbe non essere un caso isolato e per questa ragione sarebbe auspicabile un intervento di concerto anche con i sindacati al fine di scongiurare un ulteriore intervento della magistratura nella vicenda DM e sarebbe auspicabile che tutti i colleghi del Lazio facessero sentire la loro voce.
Il Team Della Maestra Non Si Tocca
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