“Sarebbe un bel passo equiparare gli stipendi degli insegnanti italiani agli stipendi medi europei. La sfida vera è pensare e praticare contratti che considerino gli insegnanti una figura fondamentale nella società e non solo nella scuola. Revisione di un contratto mortificante, non solo perché è pagato poco, ma anche perché non ha meccanismi premiali, che valorizzino quella larga fascia di docenti che si impegnano e si aggiornano“.
Quindi le parole del Ministro identificano nello stato stipendiale degli insegnanti una condizione mortificante. Ma se il problema lo si amplia nel tempo, questi stipendi che oggi sono definiti mortificanti, in un regime pensionistico contributivo potrebbero trasformarsi in pensioni inesistenti. Infatti, il sistema di calcolo contributivo lega direttamente l’assegno alle somme effettivamente versate. In molti casi gli insegnanti di oggi (molti sono entrati in ruolo dopo il compimento dei 45 anni) e pensionati di domani non riusciranno a costruirsi una pensione adeguata. Una situazione che andrebbe corretta, dicendo agli insegnanti la verità previdenziale a cui andranno incontro.
In altre parole lo Stato si dovrebbe impegnare, giocando a carte scoperte con i suoi futuri pensionati, ovvero migliorando le pratiche già fornite con la cosiddetta “Busta arancione” dell’Inps. In questo modo ogni lavoratore della scuola potrebbe avere l’indicazione della pensione che presumibilmente andrà a incassare. Un’informazione utile per capire quale sarà il proprio destino pensionistico, in modo da poter pensare a soluzioni alternative. Sarebbe senza ombra di dubbio un atto di trasparenza e di equità sociale.