Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Paolo Latella, segretario della Lombardia della direzione nazionale Unicobas Scuola, la seguente riflessione sull’attuale situazione dei docenti italiani.
L’insegnante non può e non deve rappresentare la povertà! Oggi, 2 febbraio, l’Unicobas lo ribadirà in VII Commissione Cultura ed Istruzione del Senato della Repubblica!
Nella scuola pubblica laica statale sta avvenendo lentamente una lacerazione nelle diverse categorie lavorative.
Non si tratta di rispetto verso questo o quello perché insegna alle scuole primarie, alle secondarie di primo grado e secondo grado, perché è un insegnante laureato o un docente diplomato.
E’ la grande insofferenza, la paura della povertà che spinge moltissimi docenti a litigare tra loro per il fondo di istituto o per il fondo premiale!
Tutto questo nervosismo indirettamente finisce per incidere nella didattica e sulle motivazioni professionali. Come si può rimanere sereni in classe e in laboratorio se hai problemi economici?
Gli studenti sono le principali vittime di questo sistema, molti di loro vivono una situazione familiare difficile e spesso a scuola riversano i loro problemi esistenziali non applicandosi, non studiando e soprattutto perdono motivazione verso le materie, Altro che conoscenze e competenze.
Tutto questo produce analfabetismo funzionale.
Non abbiamo bisogno del corso di aggiornamento dalla signorina psicologa che ci spieghi in 10 ore la “DIDATTICA COOPERATIVA e INCLUSIVA” perché non serve a nulla!
Abbiamo bisogno di ispettori ministeriali di materia (che purtroppo non esistono in Italia) che ci aggiornino sulla normativa e sulla didattica per singola classe di concorso.
Queste giovani psicologhe prima di giudicare i docenti provino ad insegnare in sei-otto classi, a confrontarsi didatticamente con 200 studenti ogni settimana.
In Italia gli analfabeti funzionali sono in aumento.
L’analfabeta funzionale non usa in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana e possono essere soggetti a intimidazione sociale, a rischi per la salute, a varie forme di stress, a bassi guadagni ed altre insidie associate alla loro inabilità.
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Secondo uno studio dell’Ocse, L’Italia è al primo posto: il 47% degli abitanti del Belpaese, si informa (o non si informa), vota (o non vota), lavora (o non lavora), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare.
La povertà viaggia parallelamente con l’istruzione.
L’Italia non è preparata culturalmente, gli insegnanti (forza intellettuale di questo Paese) e tutto il personale Ata sono ad altissimo rischio povertà.
Povertà vuol dire aver perso la dignità e la forza di protestare.
Un popolo ignorante e povero è facile da comandare…
Gli stipendi da fame sono il simbolo della sconfitta di questo Stato, che non tutela i propri lavoratori (TUTTI I LAVORATORI NEL PUBBLICO E NEL PRIVATO E NON SOLO GLI INSEGNANTI) e le loro famiglie anzi vuole prendergli anche l’anima.
In questa società il povero viene visto male, viene ghettizzato non c’è più spazio per chi ha dei problemi.
L’insegnante povero è diventato il simbolo negativo di questa nazione, dove l’istruzione è meno importante dei realities. La cultura ha meno valore di un abbonamento “premium.”
Hanno tagliato tutto, le classi di concorso, l’orario di scuola, i laboratori, i progetti, i fondi per gli interventi didattico-educativi, le funzioni del collegio dei docenti, le ore da assegnare ai disabili, la carta igienica.
Pensate che in Italia se un disabile chiede un assistente alla persona per l’intero orario di servizio (di solito è il comune del residente che provvede tramite associazioni di volontariato o cooperative alla persona ad affiancare un educatore) non può ottenere l’insegnante di sostegno (uno o l’altro… allucinante e vergognoso!!!), spesso accade che un ragazzo con disabilità grave non abbia tutta l’assistenza che invece per diritto dovrebbe avere.
Uno Stato che non riesce a garantire tutta l’assistenza sociale ai disabili, agli anziani, alle famiglie, ai minori, il pane e il lavoro. Che Stato è?
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