La questione dei docenti di religione rimane aperta. A distanza di tre anni e molti governi, la richiesta unitaria dei sindacati rimane insoddisfatta. A parlarne il responsabile nazionale Uil Scuola Irc Giuseppe Favilla:
Prof. Favilla, sono trascorsi ormai tre anni dalla prima richiesta unitaria, di FLC CGIL, Cisl Scuola, Uil Scuola e Gilda Unams all’allora capo di gabinetto dott.ssa Maddalena Novelli, cosa è cambiato da allora ad oggi per i docenti di religione?
È cambiato ben poco per quanto riguarda la condizione dei colleghi di religione allora con trentasei mesi di servizio, oggi si è aggiunta una nuova generazione di incaricati annuali che hanno già maturato nel frattempo i requisiti previsti dalla Comunità Europea per stabilizzare a tempo indeterminato i lavoratori precari. Nella sostanza le cose sono migliorate, relativamente, per una parte dei docenti di religione cattoica, penso ai colleghi del 2004 che sono stati beneficiari lo scorso agosto del tempo indeterminato dopo ben 13 anni dall’ultima assunzione.
Lei fa riferimento al famoso emendamento Toccafondi.
Si un emendamento che ha accolto solo parzialmente e malamente le rivendicazioni dei docenti di religione cattolica. Ricordiamo che l’emendamento Toccafondi, diventato legge con la legge 159/2019, non ha fatto altro che ribadire quanto esisteva già introducendo due elementi che la legge sullo Stato Giuridico del 2003 non aveva previsto: concorso a seguito di intesa tra CEI e Ministero dell’Istruzione e una misera riserva di posti, il 50%, per chi ha maturato tre anni di insegnamento nel sistema di istruzione. Una NON risposta nei fatti!
Intesa che si è realizzata alla fine del 2020.
Si possiamo dire in extremis con l’appoggio indiretto anche di chi sosteneva che senza la proroga non ci potesse essere alcuna modifica. Posizione assolutamente da contestare, poiché nei numerosi decreti che si sono susseguiti si avrebbe potuto, se la volontà politica fosse stata quella di dare risoluzione al precariato, serenamente introdurre un emendamento o un articolo ad uno dei tanti decreti legge che hanno avuto come tema “azioni urgenti” , inserendo appunto una norma ad hoc per dare risposta al precariato dei docenti di religione.
Oggi siamo costretti a chiedere non solo una norma ad hoc, ma anche l’abrogazione dei commi 1 e 2 dell’art. 1bis 159/2019 nonché la modifica parziale del comma 3… in altri termini dobbiamo scrivere una nuova norma.
Cosa nello specifico?
Due elementi devono essere chiari normativamente parlando: rendere la graduatoria del 2004 a scorrimento fino al suo totale svuotamento o ad esaurimento e contestualmente un concorso straordinario per oltre 13mila docenti che hanno maturato ben oltre i 36 mesi di servizio. Il concorso straordinario deve incardinarsi in un contesto giuridico ben preciso: la non selettività della procedura e una graduatoria permanente a svuotamento che risolva il precariato anche negli anni a seguire per chi, malauguratamente, non potrà essere immediatamente destinatario di un contratto a tempo indeterminato.
Qual è la sua proiezione riguardo gli emendamenti che molti sindacati dichiarano di aver collaborato alla stesura?
Gli emendamenti hanno delle paternità di varia natura ed ognuno rispecchia anche la politica non solo di chi la presenta, ma in un certo qual senso anche di chi ha collaborato alla stesura. Sappiamo bene che il mondo politico, prima del 2018 (naturalmente dopo il lungo silenzio dal 2003 e della nascita dello Stato Giuridico IRC), conosceva ben poco la questione dei docenti di religione. Ci sono degli emendamenti passati come meteore… ricordo il 2013 quando, proprio per la poca conoscenza di questo satellite della scuola, quasi un mondo parallelo, si tentò di dare una risoluzione alla questione degli idonei del 2004 e la proposta di un concorso per i docenti di religione dell’epoca, così come prevedeva, e purtroppo prevede ancora, la legge, cioè attraverso un concorso ordinario. Alcune voci politiche ahinoi, si lasciarono come dire, influenzare, condizionare, convincere che assumere i docenti a tempo indeterminato sarebbe stato un atto di ingiustizia nei confronti di altri docenti di religione, con questa scusa fu rigettato l’emendamento. Oggi se agli stessi chiedessimo un aggiornamento sulla questione, ne sono certo, risponderebbero a favore di una risoluzione condivisa del precariato.
Eppure parliamo del 2013, ma l’azione comune dei sindacati però arriverà più tardi…
Sì è vero, ma ci sono stati dei tentativi antecedenti al 2018, per tutto il 2017 ma non tutte le sigle conoscevano a fondo il problema, penso al sindacato che rappresento, sapeva dell’esistenza dei docenti di religione, ma all’epoca non aveva ancora preso consapevolezza che questi lavoratori potessero vivere in una condizione di precarietà di fatto. Ancora oggi molti colleghi delle altre discipline pensano che il docente di religione sia un impiegato della Curia oppure una sorta di privilegiato. È utile però sapere che i docenti di religione nella maggioranza delle diocesi italiane, circa 200, non hanno un reclutamento a tempo determinato omogeneo, anche se per tutti ciò avviene a seguito del rilascio del decreto di idoneità del vescovo diocesano e successivamente mediante dei regolamenti interni alle diocesi. Unico legge che invece regola l’assunzione a tempo indeterminato è la legge 186/2003, anche detto Stato Giuridico dei docenti di religione cattolica.
Dunque una legge tutto sommato recente rispetto alla storicità dei docenti di religione nella scuola.
Sì, una relativamente legge recente ma ad oggi non pienamente attuata. La stessa legge lascia molti spazi di interpretazione ed è stata comunque per i docenti incaricati annuali del tutto disattesa. Abbiamo avuto una inerzia statale che ha portato alcuni giudici a sollevare la questione direttamente alla Corte di Giustizia Europea, dove è incardinata una causa dalla quale ci aspettiamo tutti una risposta di giustizia ed equità.
Cosa si aspetta dal Parlamento?
Sono un uomo di speranza; spero vivamente che ci sia la volontà politica e contestualmente del Governo e del Ministero dell’Istruzione di dare una risposta davvero che rispetti la dignità dei docenti di religione cattolica, oggi tra quelli più penalizzati nel mondo della scuola. Nessun concorso ordinario per 17 anni dopo il 2004; nessun scorrimento delle graduatorie del 2004 con la legge detta “Buona Scuola”; nessun decreto ministeriale per gli incaricati annuali di religione, né nel 2018 né del 2019 per l’accesso a procedure straordinarie per la stabilizzazione, ma solo un emendamento iniquo e non risolutorio. Dal 2018 ad oggi sono passati quattro governi, cinque ministri dell’Istruzione e oggi la maggioranza è talmente trasversale che non possono non prendere seriamente in esame la condizione di NOI lavoratori della scuola che, seppur soggetti a leggi speciali, dobbiamo avere delle risposte che rispettino la nostra dignità di lavoratori della scuola. Una stabilizzazione tra l’altro, come da più parti sostenuto e che voglio sottolineare: a costo zero se non ha risparmio! Come UIL Scuola non possiamo non dare voce a chi è vilipeso nella propria dignità di lavoratore; non vogliamo lasciare nessuno dei lavoratori della scuola da soli in questa battaglia e men che meno i docenti di religione: uomini e donne, professionisti e professioniste, così come abbiamo scritto lo scorso 18 maggio al Ministro dell’Istruzione, ingabbiati in una precarietà cronica ormai insostenibile e davvero indegna.
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