Il 7 novembre i sindacati vicentini hanno presentato in conferenza stampa gli esiti delle prima fase di dibattiti in tutta la Provincia sulla ‘Buona Scuola ‘. Le criticità emerse sono tante, per ciascun capitolo dell’accattivante volumetto governativo.
Perché la spesa pubblica è in continuo aumento nonostante a scuola si sia tagliato su tutto? Non è certo la scuola che fa aumentare la spesa pubblica, esordisce Concettina Cupani della Cisl vicentina. Eppure col Governo Renzi il blocco dei contratti è prorogato anche per l’anno 2015, l’indennità di vacanza contrattuale è congelata fino a tutto il 2018, i finanziamenti per l’autonomia ricevono un altro taglio di 30 milioni dal 2015, e altri tagli si faranno sulle supplenze brevi del personale Ata e sugli organici degli assistenti amministrativi.
“Siamo diventati più poveri e diventeremo ancora più poveri”, continua Alessandra Beatrice della CGIL vicentina. Mentre in Europa si continua ad investire nell’istruzione. “Quando ci sveglieremo potrebbe essere tardi”.
“La linea conduttrice della Buona Scuola, per quanto ben confezionata sul piano comunicativo, è quella dell’invarianza di spesa”, ribatte Doriano Zordan dello Snals Vicenza. Dove si andranno a reperire le risorse per il progetto del Governo e per il contratto? È presto detto: tutte le attività per cui oggi sono previste delle indennità rientreranno nella funzione docente, gli scatti di anzianità saranno eliminati, 630 milioni di euro saranno recuperati dalle risorse destinate alle supplenze, gli organici del personale Ata saranno ridotti di 8.000 unità. Così si potranno assumere i 150mila precari.
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Un sostanzioso capitolo della Buona Scuola è dedicato alla formazione e “carriera” dei docenti. Nuove opportunità per tutti, recita l’accattivante volumetto governativo. Già il titolo è fuorviante, osserva Enrico Bianchi della Uil, perché a beneficiare del nuovo sistema di progressione economica sarà il 66% dei docenti. Quindi c’è chi potrebbe essere escluso da qualsiasi aumento pur avendo maturato dei crediti. A meno che l’interessato non aderisca alla fantasiosa forma di mobilità verso scuole dove ci sono meno docenti bravi con meno punti!
C’è poco da dire: gli scatti di competenza sono pensati per consentire un risparmio di spesa e per assicurare, con gli altri tagli da spending review , la copertura finanziaria per la massiccia operazione di immissioni in ruolo.
Un altro aspetto che merita attenzione è l’aumento dei poteri decisionali dei dirigenti scolastici. Già oggi di fatto il D.S. non ha un superiore gerarchico che ne controlli l’operato, e non è ancora stato introdotto un meccanismo di valutazione. La proposta contenuta nel documento consente in futuro al capo di istituto di poter scegliere i docenti, con la possibilità non tanto velata di poter licenziare.
Cosa chiedono a questo punto i sindacati? Di essere consultati, e non esautorati nella stesura del nuovo stato giuridico del personale della scuola; la garanzia della conservazione dell’attuale meccanismo di carriera legato all’anzianità di servizio, che esiste anche nel settore privato, non escludendo meccanismi aggiuntivi legati alla meritocrazia; che la carriera e la disciplina del docente non siano di competenza esclusiva del dirigente scolastico, il quale deve a sua volta rispondere ad un superiore gerarchico ben definito; che non sia attuato il famigerato “registro nazionale” per realizzare una pseudo graduatoria dei “buoni e cattivi”.
Infine a gran voce si chiede che sia fatta chiarezza sulle spese dello stato: da un lato abbiamo una continua riduzione dei dipendenti pubblici e degli stipendi, dall’altro la spesa pubblica continua a crescere. Dove vanno spesi i soldi?
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