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Insegnanti sottopagati, alternanza come opportunità da migliorare e no alla regionalizzazione: i risultati del Rapporto Generazione Proteo

Animati da una spiccata propensione all’altruismo sia nella dimensione privata che nella sfera pubblica, i giovani mostrano un rinnovato interesse per la politica, sono informati e sanno motivare le proprie opinioni. Critici verso un’Europa in cui ritengono che l’Italia conti poco o nulla e da cui si aspettano un impegno attivo sulla questione dei migranti, auspicano un cambiamento e per questo andranno a votare in massa il prossimo 26 maggio. Sul modello di Greta Thunberg, si candidano al ruolo di attori protagonisti del presente“.

Questo il ritratto della generazione tracciato dal 7° Rapporto di ricerca realizzato dall’Osservatorio “Generazione Proteo” della Link Campus University, che quest’anno ha intervistato circa 10mila studenti italiani tra i 17 e i 19 anni.

Tanti i temi trattati, dall’Europa alle elezioni, dal Governo al lavoro, dalla pena di morte all’ambiente.

Tra questi, anche la Scuola e il ruolo centrale degli insegnanti, che però a giudizio dei ragazzi sono sottopagati. Infatti, se oltre 1 studente su 3 ritiene quello dell’insegnante uno dei mestieri più importanti (35,1%), e che richiede una vocazione (25,5%), i giovani sono consapevoli che si tratti però di un lavoro spesso sottovalutato oltre che sottopagato (30,3%).

L’importanza della figura degli insegnanti è riconosciuta anche dai genitori secondo i quali dovrebbe essere sempre rispettata la loro autorità (37,4%) e il loro ruolo, insieme a quello della famiglia, nell’educazione dei ragazzi (37,3%).

L’Alternanza scuola-lavoro viene considerata una buona opportunità, che però dovrebbe essere migliorata. Il 29,6% degli studenti la ritiene un’opportunità per avvicinarsi al mondo del lavoro e il 13,3% pensa che serva ad arricchire il percorso di studi affiancando la pratica alla teoria. Ma non mancano le proteste di che la reputa una perdita di tempo (36,3%), oltre che un’occasione data alle aziende per avere manodopera senza costi (7,8%).

Decisamente più critici sono invece rispetto alla regionalizzazione dell’istruzione: i giovani credono infatti in una didattica universale e con programmi scolastici uguali per tutti (30,4%), e sono in particolare preoccupati delle conseguenze che un simile provvedimento potrebbe produrre in termini di un ulteriore divario tra le Regioni più ricche e quelle meno abbienti (29,1%).

Altro tema caldo è lo smartphone a scuola: il 78,7% ritiene che sia corretto il divieto a scuola. Se infatti quasi 1 studente su 4 (23,7%) dichiara di non riuscire a concentrarsi nello studio senza avere accanto il cellulare, ben 1 studente su 3 (33,9%) non riesce a seguire un’intera lezione senza guardare il proprio smartphone, cui si aggiunge chi controlla le notifiche persino durante le interrogazioni (11,5%). Motivo per cui la grande maggioranza dei ragazzi è contro il divieto di utilizzo a scuola dello smartphone.

Lara La Gatta

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